P unta il dito contro il presidente colombiano uscente Juan Manuel Santos e l'estrema destra, sia colombiana che venezuelana residente negli Usa, Nicolás Maduro. Per contrastare la quale ha chiesto persino l'aiuto di Trump. Questo dopo che ieri due esplosioni hanno interrotto a Caracas il suo discorso durante la parata militare per l'81esimo anniversario della Guardia Nacional Bolivariana cui partecipava con la moglie Cilia Flores, costringendo il suo apparato di sicurezza ad intervenire d'urgenza e a proteggere il suo corpo con speciali scudi antiproiettile. Sette i feriti. Il regime venezuelano non ha dubbi. Si è trattato di un attentato con droni. «Hanno provato ad assassinarmi» ha dichiarato il delfino di Chávez appena due ore dopo dal Palazzo di Miraflores, accusando appunto il suo collega colombiano e le estreme destre. Per poi aggiungere di aver già fatto arrestare alcuni sospetti, di avere le prove e di promettere «giustizia e la massima pena». «Che si dimentichino del perdono» questo il suo monito. In realtà il giorno dopo, passata la concitazione dei primi momenti, che ha in parte rivelato la vera anima del paese - i militari che sfilavano invece di fare corpo con il loro presidente se la sono data a gambe - è il momento dei dubbi. Innanzitutto a smentire sono stati per primi gli Stati Uniti.
A prendere la parola John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale Usa. «Posso garantire senza ombra di dubbio ha dichiarato che in questa faccenda gli Usa non sono minimamente coinvolti», fino a paventare l'ipotesi di un attentato autoprodotto o interno, ad opera cioè di chavisti che stanno finalmente allontanandosi dal loro sempre più impresentabile presidente. Anche perché la popolarità di Maduro non è mai stata così bassa, anche tra i fedeli alla rivoluzione bolivariana. Con un paese dove le persone stanno letteralmente morendo di fame e una piccola oligarchia sempre più ricca grazie ai soldi del narcotraffico, diventa effettivamente difficile anche per i chavisti di lunga data continuare a credere in quella che ormai si sta rivelando per quello che è: una grande menzogna.
Non a caso a rivendicare il sedicente attentato su Twitter è stato il gruppo «soldados de franelas», «soldati di flanella» che si definisce composto da militari patrioti e da civili leali al popolo venezuelano che vogliono riscattare la democrazia in una nazione sotto dittatura. «Abbiamo dimostrato che sono vulnerabili si legge nel tweet di rivendicazione oggi non ci siamo riusciti ma è una questione di tempo».
Intanto secondo Associated Press emerge anche un'altra versione dei fatti.
I pompieri presenti sul posto hanno parlato, chiedendo l'anonimato, di un'esplosione di una bombola del gas in un palazzo vicino che effettivamente dalle prime foto scattate mostrava la facciata scurita dal fumo. Quale sia la verità rimane al momento un mistero, l'unica certezza è che il regime di Maduro sta rivelando molte crepe al suo interno che potrebbero presto fagocitarlo.
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