Famiglia, dubbi sulla conferma del bonus bebè

Il ministro Fontana cerca di tranquillizzare: «Ci sarà un emendamento alla manovra»

Roma. È giallo sul bonus bebè, Il sostegno alla nascita dei figli da 960 euro erogati in base all'Isee (non superiore a 25mila euro). Senza proroga o rinnovo per i nati da gennaio in poi non ci sarà più, perché la legge di Bilancio per il 2019 non contiene interventi su questo punto e la misura era stata rinnovata per il solo 2018. La norma, introdotta con la manovra per il 2015 inizialmente prevedeva un bonus per i primi 3 anni di vita dei bebè, nati tra il primo gennaio 2015 e il 31 gennaio 2017. Con l'ultima manovra era stato rinnovato per i soli nati del 2018 e per il primo anno di vita.

«La misura ha richiesto una più attenta verifica sulla sua operatività ed efficacia, all'esito della quale si è deciso di presentare, sin dalla Camera, un emendamento governativo che miri a tenere conto, e a superare, talune inefficienze che erano emerse nella precedente versione», ha dichiarato ieri il ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana, dopo che la polemica politica si era già surriscaldata. Occorre, inoltre ricordare che una proposta di proroga per i prossimi tre anni è contenuta anche nella proposta di legge sulle semplificazioni fiscali del Movimento 5 Stelle, in discussione in commissione Finanze della Camera.

Occorre poi ricordare che sono numerose le iniziative politiche per sostenere la natalità e la famiglia, soprattutto agevolando le madri. Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia, ha proposto di correggere il meccanismo della quota 100 con un emendamento a favore delle donne. In concreto, si tratterebbe di offrire uno sconto contributivo di un anno per ogni figlio, pur mantenendo fermo il limite dei 62 anni d'età. «Questa misura», ha detto Carfagna, «esiste in altri Paesi europei e non costituisce un beneficio o un vantaggio economico, ma il riconoscimento della maternità e del lavoro svolto dalle donne».

Pochi giorni fa è stata depositata in Cassazione la proposta di legge popolare per l'istituzione dell'indennità di maternità. Il bonus, pari a 12mila euro annui netti privi di carichi fiscali o previdenziali, viene erogato per i primi otto anni di vita del figlio in assenza di altri redditi. In caso di assunzione di impegni lavorativi esterni alla cura familiare, l'indennità di maternità si interrompe. La durata di otto anni riparte alla nascita di ogni figlio. Alla nascita del quarto figlio l'indennità riconosciuta alla madre diventa vitalizia.

«La principale tragedia italiana è la denatalità: per combatterla bisogna operare una rivoluzione culturale e lasciare libera la donna di scegliere tra lavoro in casa e lavoro fuori casa», ha commentato a Lo speciale il presidente del Popolo della Famiglia (Pdf), Mario Adinolfi. Nelle piazze italiane nei prossimi centottanta giorni il movimento cattolico raccoglierà le cinquantamila firme richieste dalla Costituzione per presentare la proposta di legge alle Camere.

«Solo con una normativa chiara come la nostra, dal costo inferiore ai tre miliardi di euro annui, si fa ripartire davvero la natalità in Italia e si disincentiva l'aborto, due emergenze su cui l'attuale governo non ha fatto nulla», ha concluso Adinolfi.

GDeF

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