Dopo la lunga sequenza di schermaglie e tensioni che ne hanno costellato il cammino e la convivenza negli ultimi mesi, i leader cambiano passo. La linea dura adottata da Lega e Forza Italia all'indomani della mancata fiducia dei Cinquestelle sul Dl Aiuti, e il secco no ai tempi supplementari del governo Draghi, almeno nella sua formazione tipo con i Cinquestelle in maggioranza, hanno improvvisamente riavvicinato il centrodestra di governo a quello di opposizione. Le telefonate di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi con Giorgia Meloni sono state cordiali e si è immediatamente deciso di mettere da parte le ruggini residue e rilanciare la coalizione su basi rinnovate, convocando al più presto un vertice dei leader.
I sondaggi, d'altra parte, parlano chiaro: la Supermedia di Youtrend testimonia che a oggi, il centrodestra parte in netto vantaggio con il 46,6% dei consensi. Il Pd può contendere a FdI la palma di primo partito, ma in termini di coalizione il centrosinistra è parecchio indietro, sia con una coalizione basata sull'asse giallo-rosso col M5S (34,7%) sia nel caso di un ricongiungimento con le forze liberali più draghiane e l'esclusione di M5S e sinistra radicale (29,7%). Il centrodestra, insomma, si trova a tirare un calcio di rigore e non può permettersi di sbagliarlo nelle elezioni del prossimo 25 settembre. Uno sprint lungo 66 giorni verso un traguardo sulla carta decisamente a portata di mano.
Naturalmente bisognerà trovare la quadra sul programma e sulle liste. Matteo Salvini, dopo aver incontrato ministri e sottosegretari della Lega, ieri ha fatto subito sapere che il partito si impegnerà nel governo Draghi affinché siano immediatamente rinnovati gli sconti carburante, i sostegni alle famiglie per far fronte al caro bollette e i crediti d'imposta per le aziende. Ha espresso rammarico perché «la follia dei Cinquestelle e le provocazioni del Pd hanno portato alle dimissioni di Draghi». E ha annunciato che sta già preparando il futuro esecutivo «per approvare taglio delle tasse e flat tax, riforma delle pensioni e nuovi decreti sicurezza», fissando anche una prima, grande «priorità del prossimo governo di centrodestra: una necessaria, definitiva pace fiscale con cui rottamare, stralciare 50 milioni di cartelle esattoriali che rischiano di distruggere la vita a milioni di italiani». Il capogruppo di Forza Italia, Paolo Barelli, a sua volta, non nasconde che il partito «sta lavorando al programma» e conferma all'Adnkronos che Berlusconi ha già tirato fuori un documento in 20 punti da cui ripartire.
Naturalmente il tema della declinazione concreta delle alleanze e delle gerarchie interne si pone anche all'interno del centrodestra. Antonio Tajani ieri, rispondendo a una domanda sulla possibile premiership di Giorgia Meloni ha detto che «non c'è alcun volto del centrodestra, si vedrà quando si andrà a votare», rimandando la scelta del leader della coalizione al risultato del voto. Ma è chiaro che Fratelli d'Italia, partendo dalla propria posizione di forza nei sondaggi, chiederà di fissare alcune condizioni per il rilancio dell'alleanza a partire da un patto anti-inciucio con cui blindare il centrodestra e ostacolare la tentazione di larghe intese. Bisognerà poi stabilire un criterio per la composizione delle liste. Come scriveva ieri Giovanni Lamberti sull'Agi, FdI vuole partire dagli attuali sondaggi, l'accordo è sostanzialmente chiuso per quanto riguarda i collegi uninominali, con il 33% rispettivamente a FdI, Lega e FI e con quest'ultimo partito che si farebbe carico della quota dei restanti partiti di centro.
Le percentuali però dicono poco visto che vanno applicate in concreto alla contendibilità dei singoli territori, visto che avere in dote collegi sicuri, probabili, incerti e impossibili fa, ovviamente, tutta la differenza del mondo.
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