Fi verso il modello Casa delle libertà. Meloni: voterei Berlusconi al Colle

Tajani: "Siamo forti". Il Cavaliere elogia l'unione ma avverte: "Dev'essere coinvolta pure Fdi". No fusioni a freddo, meglio il "coordinamento" tra i gruppi parlamentari distinti. Per adesso

Fi verso il modello Casa delle libertà. Meloni: voterei Berlusconi al Colle

Il dado è tratto e il progetto di federazione tra Forza Italia e Lega è diventata una realtà con cui misurarsi. Ma i telefoni di deputati e senatori sono bollenti e sui fili non corre solo entusiasmo per l'avvicinamento. «Salvini ha fatto una proposta, può esserci una controproposta. Tra alleati ci si parla, le guerriglie non servono. No alla rinuncia al simbolo, ritengo che il modello migliore sia la Casa della Libertà» azzarda Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, aprendo la giornata politica su SkyTg24. La proposta leghista sarà discussa dal comitato di presidenza di Forza Italia, che potrebbe riunirsi già in settimana, anche se Berlusconi ha detto di immaginare «un partito unico di centrodestra». Tajani ribadisce: «Per il futuro deve essere coinvolta anche Fratelli d'Italia». Berlusconi, almeno al momento, è determinante sia per il futuro di Matteo Salvini che di Giorgia Meloni. L'intesa potrebbe portare anche a un'ipotesi di Berlusconi come candidato del centrodestra al Quirinale: Meloni, che ha rivelato di aver ricevuto varie telefonate di complimenti dal Cavaliere, ieri sera ha ribadito a Non è l'Arena che lo voterebbe per il Colle. E poi ha aggiunto: «La federazione non è contro di me».

La marcia di avvicinamento nel centrodestra va avanti con la gradualità necessaria a evitare fughe non solo in avanti, ma anche indietro e di lato. Se Berlusconi ha parlato di «federazione» con la Lega nel collegamento con i big di Fi insistendo sull'identità azzurra e sul «no all'appiattimento», ha appunto detto che per il futuro immagina «un partito unico di centrodestra con Fdi». Una direzione chiara.

Il malcontento delle ministre centriste Mara Carfagna e Mariastella Gelmini era già stato espresso durante il vertice. A questo si è aggiunto il malumore nei gruppi, soprattutto quando si è iniziato a parlare di un accorpamento delle rappresentanze parlamentari con la Lega e così un po' in retromarcia si discute di «coordinamento» dei gruppi di centrodestra.

I dubbi agitano anche la Lega, dal momento che il numero due Giancarlo Giorgetti, ministro di Draghi, ha lanciato un altolà: «In politica non sempre due più due fa quattro. Io penso che sia l'inizio di un ragionamento che porterà diverse forze politiche a muoversi coerentemente su diversi temi, tra cui l'economia». Nel Carroccio che ha già subito un grande scossone d'identità in tempi comunque brevi, c'è addirittura chi teme una perdita di voti. Viceversa non ha entusiasmato gli scettici azzurri l'intervista del segretario della Lega a Lucia Annunziata a 1/h ora in più, in cui Salvini, pur conciliante, non ha risposto mai sì alle domande sulla sua volontà di spostarsi più al centro e di avvicinarsi agli azzurri su temi che in passato avevano diviso le due forze politiche.

In settimana, tra martedì e giovedì, è prevista la riunione dei vertici del centrodestra sulle amministrative, ovviamente estesa a Fdi di Giorgia Meloni. Saranno messi sul piatto forse già oggi i nuovi sondaggi commissionati sui candidati civici e, a meno che le distanze non risultino abissali, le scelte su chi correrà a Roma e Milano sarà una prova concreta di quanto sia forte l'asse Lega- Forza Italia (a queste latitudini si scommette sulla candidatura di Simonetta Matone a Roma e Oscar di Montigny a Milano). Intanto Salvini ribadisce che il governatore della Calabria tocca agli azzurri, cosa che per Forza Italia è scontata.

Come osserva Sestino Giacomoni, membro del comitato di presidenza azzurro, vicino al Cavaliere, che già durante il vertice aveva proposto di «sondare le reazioni sul territorio» prima di decidere, è necessario muoversi «con grande attenzione».

Spiega: «In Parlamento il coordinamento può avvenire subito votando la riforma della Pubblica amministrazione di Renato Brunetta. Poi ci sono riforma del fisco e della giustizia».

Un passo per volta, pronti a verificare gli esiti. Rassicura ancora Tajani: «Abbiamo un' identità forte, figuriamoci se Berlusconi si svende a qualcuno».

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