Roberto Fico chiude il primo giro esplorativo con un pugno di mosche in mano. Il presidente della Camera, incaricato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella di ricomporre il perimetro dell'alleanza giallorossa, dopo lo strappo tra Conte e Renzi, prende tempo. E cala sul tavolo la carta del programma. Compiendo un salto verso Palazzo Chigi per la guida di un esecutivo sostenuto dalla stessa maggioranza al posto di Giuseppe Conte. Alle 16 in punto Fico si presenta in sala della Regina per un veloce punto con stampa: «Dagli incontri che si sono svolti nel pomeriggio di ieri e nella giornata di oggi, è emersa da parte delle forze politiche la disponibilità comune a procedere con un confronto su temi e punti programmatici per raggiungere una sintesi. Per questo motivo ho promosso l'avvio di questo confronto per la mattinata di domani (oggi) qui a Montecitorio» - dichiara il vertice della Camera dei Deputati. Aria fritta. Si riparte oggi. Con un nuovo giro di consultazioni. Alle 9 e 30 Fico radunerà il tavolo tecnico comune con Pd (presenti i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci oltre al vicesegretario Andrea Orlando e la portavoce delle donne dem Cecilia D'Elia), M5s, Leu, Iv (non ci sarà Renzi, ma Maria Elena Boschi e Davide Faraone) ed Europeisti.
Il Conte ter non decolla. Ecco allora che si fa avanti l'esecutivo Fico uno. La mossa del presidente della Camera di spingere Renzi spalle al muro sul nome di Conte fallisce. Non si scioglie il nodo sul reincarico per l'avvocato di Volturara Appula. Si cerca un nuovo punto di equilibrio. Sintesi che potrebbe trovarsi proprio sul nome del presidente della Camera. Dal fronte Pd la linea non cambia: «Conte ter o voto». Posizione ribadita da Goffredo Bettini in un'intervista al Corriere della Sera. Fico conferma che si muoverà ancora nel campo di un reincarico a Giuseppe Conte. Ma con la mossa di ieri (tavolo programmatico) è chiaro che punti ad incassare lui l'incarico per formare un nuovo governo. Con Iv sono due i nodi da sciogliere: i nomi dei ministri e il dossier Mes. Sul primo punto, i renziani puntano a due deleghe di peso: Economia e Giustizia. Spetterà a Fico trovare una sintesi da consegnare al Presidente della Repubblica. Sul rimpasto, il presidente della Camera lascia intendere che sul ministero dell'Economia si può trattare. Complicato che al posto di Alfonso Bonafede ci vada un renziano. Sul capitolo salva-Stati, Italia Viva mostra apertura. Mentre i Socialisti con Riccardo Nencini fanno muro, chiedendo parole chiare e nette di adesione al fondo salva-Stati. La prima opzione su cui lavora Fico resta il Conte ter. Provando a trovare la quadra con Iv. Ieri il presidente della Camera ha concluso il primo round con i partiti cosiddetti piccoli: Autonomie, Europeisti, Socialisti, Centro Democratico e Maie. Poche novità, i gruppi minori restano fermi sullo schema del Conte ter. Tra i primi a presentarsi c'è la formazione Europeisti-Maie-Centro democratico del Senato, capitanato dal sottosegretario Ricardo Merlo: «Siamo pronti a confrontarci su tutto - spiega - e siamo convinti che la persona che possa portarli avanti sia Conte». Il senatore Merlo, accompagnato dai colleghi Saverio De Bonis e Mariarosaria Rossi, sottolinea di considerare «Conte quale baricentro fondamentale per la coalizione». Tabacci preme sul tasto del governo politico, da affidare al giurista di Volturara Appula. «Non sarà un governo balneare» di breve durata, assicura Riccardo Nencini, unico esponente di Psi al Senato, anche lui sotto i riflettori quando la prospettiva dei «responsabili» sembrava ancora percorribile. Con il secondo giro di incontri le trattative potrebbero imboccare la seconda strada. Se resta il veto Iv sulla riconferma del premier dimissionario Conte a Palazzo Chigi, c'è solo un'altra opzione per una maggioranza politica con gli attuali partner: il governo Fico uno. Un'ipotesi che terrebbe insieme i cocci di una maggioranza ormai lacerata. Il Pd sarebbe il meno felice dell'opzione Fico a Palazzo Chigi. Ma sarà costretto ad accettarla pur di evitare il ricorso al voto anticipato. Non esistono altre carte da giocare sul tavolo del presidente della Camera.
Altri governi politici, Franceschini, Di Maio, Guerini, sembrano perdere quota. Per le soluzioni di tipo istituzionale, governo del presidente o larghe intese, la palla ritornerebbe nelle mani del capo dello Stato. A cui Fico domani dovrà riferire sull'esito dell'esplorazione.
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