In Parlamento, sui giornali, dal palco del primo maggio. La sinistra ha riscoperto il conflitto di interessi. Con una maggioranza che procede compatta e senza troppi scossoni, ai progressisti non resta che la nostalgia degli anni dell'antiberlusconismo violento e rampante. E così, in mancanza di argomenti, la cineteca delle opposizioni manda in sala le repliche. Se in passato il bersaglio era il solo Silvio Berlusconi, adesso è tutto il governo a subire il fuoco di fila delle accuse di conflitto di interessi.
Una macedonia come quella preparata ieri da La Repubblica. Il giornale di centrosinistra la spara grossa, con titolo in bella evidenza. «Da Urso a Santanché governo da record sui conflitti d'interesse», si legge a pagina 8. E poi, in un sommario: «Anche Leo e Gemmato nel novero». Nel pot pourri finiscono pure i sottosegretari all'Economia Federico Freni e Sandra Savino e la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone. Tutti sono accusati di avere posseduto quote di società o di avere avuto incarichi in aziende private che gravitano nell'area di competenza delle deleghe in capo ai vari esponenti di governo menzionati nell'articolo. Prima di elencare tutti i conflitti di interessi «potenziali», La Repubblica specifica che il tutto rientra «in un grande magma di rapporti non regolamentati da alcuna legge su eventuali conflitti di interesse e quindi del tutto leciti».
Lecito che la ministra del Turismo Daniela Santanché abbia «ceduto le quote del lido Twiga al compagno». Lecito che il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso «abbia ceduto le quote della sua società al figlio Pietro». Pulita la situazione del ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha chiuso la sua società di consulenza nell'ambito della difesa.
Nonostante ciò, Crosetto ha dovuto subire l'invettiva del fisico Carlo Rovelli. Dal palco del «concertone» del 1 maggio lo scienziato, tra una teoria strampalata sulla guerra in Ucraina e l'altra, ha detto: «In Italia il ministro della Difesa è stato vicinissimo a una delle più grandi fabbriche di armi nel mondo, Leonardo». In realtà il ministro ha avuto rapporti con Leonardo solo perché era presidente dell'Aiad, la Federazione aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza. «Non avevo un ufficio a Leonardo, e non rispondevo a nessuno in Leonardo», aveva già precisato Crosetto dopo la sua nomina. Ma per qualcuno non è sufficiente.
Il revival del conflitto di interessi è andato in scena anche in Parlamento. Ieri in Commissione Affari Costituzionali alla Camera c'è stata l'audizione del presidente dell'Authority anti corruzione Giuseppe Busia. Il professore è stato chiamato a Montecitorio per parlare della proposta di legge in materia di conflitti di interessi a prima firma Giuseppe Conte. Una legge ad personam contro l'attività di conferenziere di Matteo Renzi.
Busia ha invitato il Parlamento ad «aggiornare le norme ormai datate». Peccato che, come denunciato dal presidente della Commissione Affari Costituzionali Nazario Pagano, di Forza Italia, in Aula ci fossero tantissimi assenti tra i banchi dell'opposizione. Soprattutto nel M5s.
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