Lascia dopo quattro anni il comando della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, neo sposo pronto a insediarsi alla presidenza di Eni. Lo fa con una cerimonia memorabile nella piazza d'armi della caserma Piave dopo 42 anni di servizio («Un viaggio unico e meraviglioso», dice commosso). Ma sul suo successore non c'è accordo tra le forze politiche, una sgrammaticatura istituzionale che rischia di lasciare un segno tra le Fiamme Gialle, i cui risultati eccellenti nella lotta all'evasione fiscale sono stati snocciolati ieri da Zafarana. E non è un caso se su quella poltrona lasciata vuota si sia seduto il comandante in seconda Andrea De Gennaro, il generale su cui Giorgia Meloni punta per chiudere il delicatissimo risiko. Un interim destinato a diventare definitivo, come spera il premier e il suo potente sottosegretario Alfredo Mantovano? Forse sì, forse no. Almeno stando alla pacatezza del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che sul «suo» primo soldato sente di avere qualche prerogativa in più, come il collega alla Difesa Guido Crosetto, e che ai cronisti predica prudenza: «È una designazione delicata, su proposta del ministro dell'Economia. Una scelta non semplice che va attentamente ponderata e deve ricadere sul candidato ritenuto più idoneo. Di questo siamo tutti consapevoli». Parole che suonano come una sconfessione per De Gennaro, cui Giorgetti e Crosetto preferirebbero Umberto Sirico, comandante dei corpi speciali della Finanza, anche se chi sta seguendo le trattative scommette che le chance di De Gennaro di restare ufficialmente dopo l'interim aumentano considerevolmente. Con Sirico ormai in fuorigioco, l'impasse si risolverebbe solo con un terzo nome da scegliere «in una platea di generali tutti di primissimo piano», dice Giorgetti - ipotesi dunque tutt'altro che peregrina - e dove il fratello dell'ex capo della Polizia e del Dis Gianni De Gennaro avrebbe già un incarico prestigioso cui sarebbe difficile dire no. Prendere il posto come numero due dell'Aisi di Vittorio Pisani - proposto dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi con l'ok di Matteo Salvini - destinato a fare il capo della Polizia al posto di Lamberto Giannini, al 99% prossimo prefetto di Roma. In attesa di scalare l'agenzia per i Servizi segreti nel 2024.
Domani è in programma un Consiglio dei ministri, ma è difficile arrivare a un ok definitivo in tempi così ristretti. Nella rosa dei nomi sarebbero rimasti tre petali: Fabrizio Carrarini, Fabrizio Cuneo e Ignazio Gibilaro. Ma non si escludono nuovi colpi di scena.
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