Flavia vince due volte: mangia la Grande Mela e annuncia il ritiro

Flavia batte la Vinci all'Us Open e fa quello che i campioni non riescono mai a fare: lascia al top

Flavia vince due volte: mangia la Grande Mela e annuncia il ritiro

E alla fine è Flavia, alla fine è la Pennetta la regina alla fine dell'Italian Slam, alla fine è come doveva essere nei sogni, perché Flavia Pennetta chiude l'ultimo punto e con la sua prima vita: «Voglio dire una cosa prima di prendere questo trofeo: il mio è un addio e siate felici per me, perché non poteva che avvenire così, a New York, dopo aver vinto gli Us Open, contro la mia amica di sempre. Sono felice, è il massimo che potesse succedere». Alla fine insomma è 7-6, 6-2, ma che importa il punteggio, quello che conta che Flavia ha messo l'ultimo punto di un romanzo fantastico e ha chiuso da quella che è: una ragazza - una donna - intelligente. Incantevolmente intelligente. E allora grazie Flavia, grazie di tutto. E grazie Roberta, che ha perso senza perdere, che applaude l'amica che conquista il suo primo e ultimo major a 33 anni suonati come fa un vera sorella che ha capito. E noi restiamo incantati davanti alle immagini di una giornata che sarebbe dovuta finire mai. Che in fondo non avrebbe dovuto costringerci a scegliere.

Però che bello vedere Flavia e Roberta insieme lì, con quel colpo (quasi) di scena davanti agli americani che hanno dimezzato gli spazi sui giornali dopo lo sfregio italiano alla Maestà di Serena. È stato bello obbligarli a farci i complimenti, a farli a queste due ragazze ormai donne che per sempre ci resteranno nel cuore. È stato bello vedere Flavia lanciare la racchetta in alto, bello l'abbraccio finale tra le due sorelle che sorridevano alla vita, bello il bacio quasi pudico con il suo Fabio, quel Fognini che suo modo - dopo il match vinto in rimonta contro Nadal - resterà anche lui nella storia di questo torneo e che adesso diventa la nuova vita di Flavia. E poi le due sedute una accanto all'altra in attesa della premiazione, a ridere di un giorno che ha sfidato le regole dell'impossibilità. E Flavia che saluta tutti: «Magari gioco fino a fine anno, ma è l'ora di smettere».

È stato un po' come il giorno dopo l'indigestione di Natale: se devi risederti a tavola, sai che fatica. Ma non se ne poteva fare a meno, l'occasione della vita era proprio lì, a portata di mano. Il piatto forte di una carriera che né Flavia, né Roberta avrebbero mai sognato di doversi dividere. Così ecco la partita: l'inizio della sfida è stato un lento adattarsi alla situazione, Pennetta e Vinci (anzi: Pennetta Pasta e Codice da Vinci, così come le ha soprannominate Brad Gilbert, l'arguto e spietato coach twittatore seriale) giocavano, ma chissà dov'erano in quel momento. Forse hanno realizzato davvero cosa vuol dire giocare contro un'amica praticamente sorella in una finale di uno Slam e forse hanno pensato a quello che hanno dovuto provare le Williams nella loro carriera. Così insomma i colpi erano morbidi, meditati, quasi nessuna delle due volesse fare del male all'altra. Qualcuna doveva vincere, ma loro non si decidevano a rassegnarsi. E in fondo nessuno di noi poteva.

Poi, ad un certo punto, Flavia inconsciamente ha fatto saltare il tappo, ha strappato il servizio a Roberta sul 2-2 e da quel momento è comparsa una partita di tennis. Vera, anche se mai cattiva. Come avrebbe potuto? Insomma: Pennetta avanti, ma subito ripresa dalla Vinci ed a quel punto la palla ha cominciato a viaggiare più veloce. Le due amiche sapevano esattamente dove andare a colpire - quante volte l'hanno fatto? - e dunque l'esito del primo set non poteva che essere un tie-break dannatamente crudele: quando Jimmy Van Halen lo inventò nel 1965 probabilmente sapeva che un giorno sarebbero arrivate loro. E quanto sarebbe servito.

Insomma: qualche colpo un po' così, un po' di errori di troppo e la Pennetta si ritrova con il set in mano. Quasi per inerzia. Ed è a quel punto che capisce che è finita: la partita, la carriera, una vita. Il tutto nella felicità di un momento che ha saputo rendere ancor più indimenticabile. A se stessa e a tutti noi.

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