Focolai e contagi (quasi) a zero. Tornare in classe non fa paura

Due studi britannici: lo 0,004% dei bambini testati era positivo. E solo lo 0,01% degli istituti ha avuto un cluster

Focolai e contagi (quasi) a zero. Tornare in classe non fa paura

È ancora caos sulla riapertura delle scuole il 14 settembre. Istituto di sanità, governo e Regioni hanno definito il protocollo unitario da seguire in tutto il territorio nazionale di fronte a possibili casi Covid negli istituti. Se il timore è quello di nuovi contagi e focolai nelle scuole in autunno l'obiettivo è di «fare tutto il possibile per tenerle aperte» come ha detto il coordinatore del comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo. Ma restano da sciogliere i nodi su trasporto e su come utilizzare mascherine perché, ha detto Miozzo, per esempio «dai 6 ai 10 anni, c'è una tuttora incerta valutazione sulla potenziale di contagio dei bambini di questa età».

Eppure secondo diversi studi bambini e adolescenti sembrano meno soggetti al rischio di sviluppare gravi complicazioni a seguito dell'infezione. Un rapporto pubblicato il 23 agosto scorso dalla Public Health England sulla base di dati raccolti su 1 milione e 600mila alunni rientrati a scuola il 1° giugno, 70 bambini su 1,6 milioni, cioè lo 0,004%, sono risultati positivi al virus. Di questi 70, quasi tutti asintomatici e contagiati da familiari fiori da scuola. Nessuno bisognoso di cure ospedaliere. Solo lo 0,01% delle scuole ha avuto un caso o un focolaio: 30 istituti, ma solo in sei casi il virus è stato trasmesso al personale da studenti. Il virus, infatti, è stato diagnosticato anche a 128 membri del personale scolastico, ma nella maggior parte dei casi la trasmissione proveniva da adulti. Nel Regno Unito da quando hanno aperto le scuole, queste hanno inciso soltanto per lo 0,7% dei casi. Conclusione: i bambini non sono una «fonte comune di trasmissione», il rischio di morte a causa della COVID-19 nei bambini è estremanente basso, gli insegnanti e il personale scolastico non corrono un rischio di infezione superiore rispetto al resto della popolazione attiva.

Ma non è finita qui. Un altro studio delle Università di Edimburgo e Liverpool, dell'Imperial College di Londra e del Royal Hospital for Children di Glasgow, pubblicato sul British Medical Journal e condotto dal consorzio di medici specializzati in malattie respiratorie del Coronavirus Clinical Characterisation ha infatti analizzato i dati di 651 bambini e ragazzi sotto i 19 anni positivi al virus e ricoverati in 138 ospedali in Inghilterra, Scozia e Galles. Risultato confortante: meno dell'1 per cento è ricoverato causa Covid.

«I nostri risultati suggeriscono che il ricovero a causa di Covid-19 nei più giovani è piuttosto raro ed è spesso collegato alla presenza di malattie pregresse», ha spiegato Olivia Swann, docente all'Università di Edimburgo. Il 42 per cento di questo 1 di ricoverati presentava problemi pregressi. Anche «il numero di bambini e giovani deceduti a causa di Covid19 - precisa la docente - è basso. Dei sei casi analizzati, tre neonati e tre di età compresa tra 15 e 18 anni, tutti presentavano altri gravi problemi di salute».

I più a rischio complicazioni sono i neonati e bambini tra 10 e 14 anni. Tra i sintomi collegati a un rischio più elevato «congiuntivite, eruzione cutanea o problemi gastrointestinali come dolore addominale, nausea, disturbi intestinali». «Speriamo che queste nuove informazioni possano rivelarsi utili nella gestione della situazione emergenziale», dicono gli autori.

Per Louisa Pollock, consulente di malattie infettive pediatriche presso il Royal Hospital for Children di Glasgow, «i genitori dovrebbero essere rassicurati da questi risultati, ma in ogni caso, con la ripresa delle attività scolastiche, sarà fondamentale mantenere il controllo della situazione e monitorare la salute dei bambini».

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