Mentre al Pirellone, sede del Consiglio regionale della Lombardia, va in scena il dibattito sulla mozione di sfiducia al governatore lùmbard Attilio Fontana per la gestione dell'epidemia da Covid-19, fuori i Comitati di Appoggio alla Resistenza Comunista manifestano esponendo striscioni con scritto «Fontana assassino» e l'immagine del presidente come una statua da abbattere. Già nei mesi scorsi i militanti del partito «firmarono» un murale con la stessa scritta che valse la scorta al presidente. Così se l'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo de Corato (FdI) liquida i militanti come «quattro ragazzi che organizzano consulenze legali online su come non pagare le multe prese durante il lockdown», Viviana Beccalossi del gruppo Misto si augura «che le opposizioni prendano le distanze da questo tipo di iniziative». Per Beccalossi la mozione di Pd e 5Stelle rappresenta un'«indegna strumentalizzazione politica fatta dalle opposizioni anche attraverso l'odio sociale».
A prendere esplicitamente le distanze e a dirsi preoccupata per il clima di odio che in questi mesi viene alimentato dalle opposizioni è la renziana Patrizia Baffi, che non ha partecipato al voto sulla mozione. In riferimento all'operato del centrosinistra Baffi parla «di un metodo finalizzato a sollevare istinti forcaioli, che in questi mesi ha creato un clima da Anni di Piombo e oggi con i Carc lo abbiamo visto». La consigliera di Italia Viva, che già a maggio non aveva partecipato al voto sulla sfiducia, presentata sempre da Pd e 5Stelle contro l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, ieri ha detto di credere che «sia una crudeltà addossare a una persona la responsabilità di 16.000 morti». Standing ovation con applausi da parte della maggioranza di centrodestra, fischi e la parola «vergogna» dai banchi delle minoranze, con il piddino Pietro Bussolati che la accusa di compiere un atto da «servo schiavo della maggioranza».
Pacato il commento del presidente Fontana, che a fine giornata si sfoga su facebook: «Contro di me e contro i lombardi si attenua quel clima di odio e di rivalsa, alla fine la ragione e la verità trionfano.
Poco alla volta emergono le verità nascoste e si scopre che il Governo non ha condiviso con le Regioni alcune informazioni che avrebbero permesso a quest'ultime di organizzare al meglio la propria difesa contro il virus assassino. La mozione di sfiducia è stata respinta con 49 no contro 29 sì, segno che la stessa istanza non è stata in grado di convincere tutti».
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