Il benaltrismo è dietro l'angolo e i paladini dello Ius soli sono già pronti a lanciare l'accusa a chi vuole riportare l'attenzione su argomenti di maggiore urgenza. Chi ha però le idee chiare sul come e sul perché sia nato il governo di unità nazionale tira dritto per la sua strada. Come fanno, in ordine sparso, praticamente tutti i rappresentanti del centrodestra di governo. L'esecutivo guidato da Mario Draghi è nato per risolvere un'emergenza epocale, dicono a Forza Italia, meglio concentrarsi su temi più urgenti (come appunto l'emergenza sanitaria e la crisi economica, cui si sono aggiunti già la riforma della giustizia e si aggiungeranno anche quella del fisco e della pubblica amministrazione).
Eppure il Pd continua a parlarne (Letta ne sta facendo argomento della sua campagna elettorale per il seggio di Siena). E con il Pd anche le altre forze di centrosinistra. Se molti grillini (come Paola Taverna) si allineano all'idea del centrodestra («non è il momento»), altri suoi colleghi pensano che si possa proporre una sua «variante»: vale a dire lo Ius scholae. In verità ne ha parlato (sotto forma di Ius culturae) la stessa ministra renziana della Pari opportunità Elena Bonetti. «Il modello - spiega - è lo Ius culturae perché la cittadinanza si costruisce attraverso l'educazione. A scuola, ma anche nelle attività di educazione non formale come lo sport». Ed è diventata subito la bandiera del grillino Giuseppe Brescia, presidente della Commissione affari costituzionali della Camera («Non bisogna illudere i ragazzi. Bisogna andare fino in fondo»). Anche i media provano a dare una mano alla propaganda. E Repubblica solo adesso tira fuori un report datato 2019 del Fondo monetario dove si sostiene appunto che le politiche inclusive aiutano la crescita economica. Renzi però avverte Letta: noi da sempre favorevoli allo Ius culturae. «E poi - aggiunge - è inutile attaccare Salvini, quando i tuoi alleati come la Taverna o Di Maio usano le stesse parole di Salvini. Il problema è con il M5S, così come sulla giustizia e il giustizialismo o sul reddito»
A raffreddare gli entusiasmi ci pensa Maurizio Gasparri (Forza Italia), per il quale lo Ius soli non passerà mai. «Anzi - aggiunge il senatore azzurro - chiediamo di rivedere in termini restrittivi le normative vigenti sulla cittadinanza visto che nel nostro Paese ogni anno più di 100.000 stranieri diventano italiani. Forse sono troppi. Letta è il re delle cause sbagliate».
Nel partito di Berlusconi, però, non tutti hanno posizioni così tranchant sull'argomento. «L'acquisizione della cittadinanza italiana non può avvenire automaticamente, per via burocratica - avverte la deputata Annagrazia Calabria -. L'entrare a far parte della nostra collettività deve essere frutto di una scelta volontaria, compiuta al termine di un percorso che presuppone l'interiorizzazione dei valori che contraddistinguono la nostra società». Resta, però, il punto che questo non è il momento per affrontare a livello legislativo temi così divisivi. Stesso ragionamento di Antonio De Poli. «Sullo Ius soli si registrano distanze significative tra i partiti - dice il senatore dell'Udc -. L'Italia ha bisogno di ripartire e la maggioranza deve concentrarsi su temi prioritari come lavoro e taglio delle tasse».
Ancor più netto il giudizio del leader leghista che coglie l'occasione per attaccare ancora la ministra Lamorgese sul fronte degli sbarchi di migranti.
«Più volte la ministra ha fatto proposte rimaste lettera morta - comment Salvini -: dagli accordi per i ricollocamenti, fino al Mes. Anche per lo Ius soli verrà smentita dai fatti, ma temo che il solo parlarne incentivi gli arrivi irregolari».
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