Le lancette del virus riportano la Francia al 3,9%, cioè a un tasso di positività vicino a quello del periodo di massima crisi. Con 387 malati in rianimazione e 4.148 ospedalizzati, il premier Jean Castex attacca il comitato di medici ed esperti: «Sta succedendo qualcosa che gli scienziati non avevano previsto, ora dobbiamo reagire». Il governo parla di «recrudescenza» dell'epidemia. E la Francia non se l'aspettava. Tocca quindi all'Eliseo prendere per mano i cittadini dando loro una prospettiva: con un occhio alla salute pubblica e uno al Pil.
«Proteggiamo i francesi senza penalizzare l'economia», dice Emmanuel Macron, intervenuto ieri con un chiaro monito alla sua squadra. Niente lockdown: «Stiamo facendo di tutto per evitarlo», rassicura, ma «nulla può essere escluso». Per ora, gesti barriera e mascherine, distanziamento e lavaggio mani, insiste il presidente, «bisogna continuare a vivere nonostante il virus, il Paese ha bisogno di produrre e di avere un'economia forte per guardare al futuro». In un momento in cui Stati vicini come il Belgio sono sul chi vive (da ieri Bruxelles ha vietato i viaggi «non essenziali» a Parigi e in altri 6 dipartimenti francesi, con restrizioni alle libertà di movimento senza chiudere i confini), Macron pensa anzitutto a salvare la crescita, anticipando un piano anti-crisi da 100 miliardi di euro. «France Relance», questo il nome, sarà presentato giovedì dal premier. Urge però mettere le cose in chiaro, visto il caos nelle grandi città francesi delle ultime 48 ore: da ieri mattina alle 8, per esempio, anche a Parigi la mascherina è diventata obbligatoria per tutti all'aperto (135 euro di multa per chi non la indossa); la sindaca strappa solo una deroga per runner e ciclisti. Per le strade della capitale, come a Strasburgo, Marsiglia, Bordeaux e Tolosa, «impariamo a portarla», dice Macron, «un compromesso che permetterà all'economia di ripartire». L'Eliseo invoca «una responsabilità collettiva, perché il virus circola in tutta Europa, seppur in maniera eterogenea». Fa appello al «coordinamento europeo per non ripetere gli errori del marzo scorso» e chiede «stessi criteri di gestione e organizzazione comune, non bloccare le frontiere». Se non un Sos da Parigi, quasi.
Francia impotente? Quattro volte l'aumento dei casi rispetto a un mese fa, 39 positivi ogni 100 mila abitanti, i numeri. «Chiudere non ci aiuta ad abbattere il virus», insiste l'Eliseo, «abbiamo milioni di lavoratori transfrontalieri di cui non possiamo fare a meno in Europa, ne ho parlato con Angela Merkel». Anche la Germania, infatti, sconsiglia ormai i viaggi in Ile-de-France, come pure a Bruxelles, puntando sulla tutela dei giovani a casa propria a fronte di 1.571 nuovi casi: «Mesi difficili, ma la scuola non deve lasciare indietro nessuno. I bambini non siano i perdenti di questa crisi», il monito della Cancelliera orientata a proteggere anzitutto i tedeschi.
Le frontiere interne Ue, riaperte a giugno, tornano dunque un risiko. Dal 1° settembre l'Ungheria chiuderà i confini agli stranieri per arginare la diffusione del Covid. La Danimarca già proibisce ai belgi di entrare. Mentre la Francia non limita viaggi né in Belgio né altrove. Parigi preferisce parlare di rimbalzo dei contagi, più che di seconda ondata, ma preoccupano i 7.379 casi in un solo giorno: ieri 19 morti e 21 dipartimenti zona rossa; il che vuol dire che un prefetto ha il potere di chiudere negozi e limitare spostamenti, fino a serrare bar e ristoranti dopo le ore 23 per esempio in Bouches-du-Rhône. Il premier Castex precisa che sta facendo di tutto per evitare il lockdown.
E martedì si torna a scuola. Senza mascherine per i bambini fino a 11 anni (necessaria dalle medie), obbligatoria invece per tutti gli adulti dentro i plessi e spunta il divieto per i nonni di andare a prendere i bambini.
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