Alla fine la famiglia grillina è esplosa nel peggiore dei modi. Con i panni sporchi che volano di fronte alla pubblica piazza e i cocci rotti delle stoviglie che schizzano tra carta stampata e studi televisivi. Sì, dobbiamo ammetterlo, questa volta sono stati veramente trasparenti nel trasmettere davanti a tutto il Paese la sceneggiata finale. Il quadretto di famiglia è andato in frantumi e ora, come nella Russia comunista, cercano di sbianchettarsi i volti a vicenda. Insulti e minacce che segnano una frattura definitiva, non più sanabile, un punto di non ritorno. Ma che raccontano anche come, al di là della narrazione ufficiale, le acque dello stagno grillino fossero già agitate e torbide da lungo tempo.
Alla fine la grande esplosione che, all'improvviso, ha svelato tutti per quello che sono realmente: fratelli coltelli. Giuseppe Conte, avvocato di provincia fortunosamente catapultato alla presidenza del Consiglio da Beppe Grillo e Davide Casaleggio, che vuole scippare il movimento fondato da Grillo stesso. Un po' come se un dipendente della Microsoft dopo due anni di stage andasse da Bill Gates e gli dicesse: «Fatti da parte, la baracca me la prendo io». Beppe Grillo che, dopo averlo assunto, scopre improvvisamente che Conte «non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione».
Ma va, chi l'avrebbe mai detto? E Conte che, da par suo, si accorge con malcelato stupore che Grillo ha tendenze autarchiche e da padre padrone. Ma va, chi lo avrebbe mai detto (bis)? D'altronde gli elettori dei Cinque Stelle si chiamano grillini, mica contini. È la fase dei risvegli, finito l'amore che acceca si iniziano a vedere tutti i difetti dell'altro. Nella rissa totale si prende due schiaffoni pure Vito Crimi: ieri Grillo ha postato su Facebook un messaggio privato - praticamente una sorta di revenge porn politico da amante tradito - in cui gli dà pubblicamente del cretino e denuncia la sua «controversa reggenza». Salvo poi riapparire in video, poche ore dopo, vagamente più conciliante.
Se non ci fosse di mezzo la tenuta di un governo di unità nazionale, ci sarebbe da tirare fuori i popcorn di Matteo Renzi.
La stagione del risveglio ha travolto anche un guru della famiglia grillina: Marco Travaglio che, dopo avergli fatto da gazzettiere per un decennio, ora dipinge Beppe come un vecchio isterico da clinica neurologica in piena sindrome di Ceausescu. Si stanno accoltellando tra loro e ne rimarrà uno solo. Di elettore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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