Frisbee e droga, Santori nuova icona Pd

Boom di voti nella lista di partito dopo le offese ai dem e gli spot sulla cannabis

Frisbee e droga, Santori nuova icona Pd

Strana coppia di fatto. Tossico ma non troppo l'uno, spinosa ma non troppo l'altra. Se un tempo le sardine risultavano indigeste al Pd, e il tutto era ricambiato dal movimento bolognese anti-Carroccio con un aperto scetticismo verso il Nazareno, ora le cose sembrano cambiate. Tanto che la «sardina» per eccellenza, il fondatore e leader Mattia Santori, dopo aver bollato come «marchio Tossico» il simbolo dem appena sei mesi fa, in occasione delle dimissioni dell'allora segretario Nicola Zingaretti (e relativa occupazione della sede con tende al seguito), ha poi scelto di candidarsi sotto quel simbolo «tossico» per le elezioni comunali di Bologna.

Con 2.586 preferenze, Santori è diventato il candidato Pd più votato nella città delle Due torri, sbarcando a Palazzo D'Accursio. Parabola interessante, che trasforma il simbolo di una protesta nata contro il sovranismo - ma che non aveva mancato di sciabolare il primo partito del centrosinistra attaccando «l'aria stantia» del Nazareno e la «mediocre lotta intestina» delle correnti - in simbolo stesso del nuovo corso lettiano. Simbolo organico a un partito che fino a ieri, per le Sardine, sembrava necessario occupare e smantellare. E che dopo il voto di Bologna si sveglia meno liberal e più radical, assecondando la virata a sinistra già imposta al Pd da Letta, più deciso al timone di quanto non fosse stato lo stesso Zingaretti, a forza di battaglie che hanno sollevato anche malumori interni, dallo ius soli al Ddl Zan, dal blocco dei licenziamenti alla patrimoniale per finanziare la dote da 10mila euro ai 18enni.

Così pure Santori, l'ex «occupante» del partito che ha deciso di abitare legittimamente seppur da indipendente - i dem, il laureato in economia che insegna frisbee e agita le piazze, il candidato che denuncia il traffico cittadino filmando le code di auto mentre corre contromano in scooter, diventa leader del partito in consiglio comunale, e una delle bandiere del new deal lettiano. Il tutto al netto di una coalizione che nella rossa Bologna è allargata ben oltre il Pd, e che ha visto come candidata più votata ben più di Santori - l'attivista italo-canadese Emily Clancy, 3.541 preferenze in una civica dal Dna di sinistra e ora vicesindaco in pectore.

Ma proprio i temi che Santori porta in dote promettono problemi per il Pd. E non solo a Bologna, dove il neoeletto «sogna» di costruire «il primo stadio del frisbee». Perché la guida a sinistra di Letta, già divisiva anche per i dem, viene superata in contromano una volta di più - dalla sardina, che aveva già sollevato malumori elogiando la «linea bolognese» del partito, che «guarda a sinistra piuttosto che ad Azione e a Italia Viva». Così, per esempio, se Letta su eutanasia e cannabis dice che si vedrà insieme «che atteggiamento tenere», Santori giura che il Paese «è pronto» per una legge sull'uso e sulla coltivazione della marijuana.

Lui vorrebbe una legalizzazione totale, aveva spiegato a Roma, alla manifestazione per la liberalizzazione della cannabis, accontentandosi «almeno» della «depenalizzazione dell'autocoltivazione» non solo per finalità terapeutiche ma anche per «scopo ricreativo», e puntando a liberalizzare «tutte le droghe leggere», che per Santori vanno «equiparate all'alcol». Un punto sul quale, c'è da scommetterci, il suo nuovo partito sarebbe pronto a spaccarsi. Trasformando l'elezione di Santori più che in un frisbee in un boomerang.

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