Mancano sei giorni alla presentazione della relazione di Alfano in Consiglio dei Ministri che dovrà decidere sullo scioglimento del Comune di Roma che in queste ore è ancora sommerso dalle polemiche per il funerale show del boss dei Casamonica. E mentre Palazzo Chigi si è affrettata a smentire che vi sia stata una telefonata tra il premier Renzi e il sindaco Marino il Pd si divide sul futuro della sua giunta.
Il neoassessore ai Trasporti, Stefano Esposito, commissario del Pd a Ostia, intervistato dal Corriere della Sera, dice chiaramente che: “non possiamo permetterci il commissariamento per mafia di Roma” perché “sarebbe come dire che l'Italia è un Paese mafioso”. “E poi – aggiunge - i clan si sono pappati Ostia, non ancora Roma". Esposito non nasconde, però, le mancanze della politica romana “ che nella migliore delle ipotesi non si è accorta e, nella peggiore, ha chiuso gli occhi”. “Nel silenzio su Ostia - spiega il neoassessore - il Pd aveva una quota parte di responsabilità. Lo stesso vale per Roma. Ma c'è un passaggio che il Pd ha fatto e altri no: ne ha preso coscienza". La difesa del sindaco è netta: “Marino non è un politico navigato e questo è il suo difetto e il suo pregio. Per questo, in questi due anni, ha messo il dito nella piaga. E il sistema gli si è rivoltato contro. Ma più che a Roma penso al litorale. Io auspico che il 27 sia sciolto per mafia il Comune di Ostia". Chi, invece, auspica un passo indietro di Marino è la deputata renziana Lorenza Bonaccorsi, presidente regionale del partito, che sul Messaggero invita a “costruire un percorso nuovo, facendo anche i doverosi passi indietro necessari, per mettersi assieme, in maniera inedita, al servizio di Roma e delle istituzioni”. "Lo spettacolo a cui abbiamo assistito durante i funerali dei Casamonica – prosegue la Bonaccorsi - ci racconta di una comunità nella comunità. Che vuole prenderne il comando. Di fronte a questa emergenza allora le azioni messe in campo debbono fare un salto di qualità. Meglio fare un passo indietro, gestire l'emergenza con i vertici dello Stato e del governo e poi ripresentarsi al voto con una schema allargato".
Anche la destra romana rialza la testa, parte all’attacco del sindaco Marino di cui chiede un’assunzione di resposabilità e le conseguenti dimissioni. Il suo predecessore Gianni Alemanno, in una lettera pubblicata dal Tempo, scrive: “L'immagine tutta hollywoodiana del funerale di Vittorio Casamonica, celebrato in una Roma d'agosto semideserta, è l'ennesima brutta fotografia dell'incapacità della giunta Marino di governare la nostra città”. "I fatti - prosegue - ci dicono che l'immagine di sindaco 'sceriffò che Marino ha cercato di cucirsi addosso in questi mesi è del tutto fasulla: i vertici capitolini e del Pd si accorgono dei problemi di legalità solo molto dopo che qualcun altro li scopre e li denuncia". Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio invita Marino a lasciare entro il 27 “prima della relazione di Alfano al Consiglio dei Ministri”.Il Pd, secondo lui, “può solo evitare una doverosa decisione del Consiglio dei Ministri convincendolo ad andarsene con le sue gambe” anche perché quando inizierà il maxiprocesso sarà pure peggio con gli imputati che si scaricheranno le colpe l’un l’altro.
“I politici – conclude il leader de La Destra - che piagnucoleranno di fronte ai Capi - prosegue Storace - i dirigenti amministrativi costretti ad umiliarsi giurando di non contare nulla dopo una vita spesa a rincorrere i gradini più alti della carriera. Dal dibattimento emergerà uno schifo mai visto. Per questo non si può pensare a una soluzione soft per il Campidoglio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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