Il furto informatico, il più grave della storia, ha preso di mira i dipendenti federali

Potrebbe essere il furto informatico ai danni del governo federale americano più vasto della storia. E all'origine ci sarebbero hacker cinesi. L'Amministrazione Obama ha reso pubblico ieri il cyber-attacco: a essere stati rubati in mesi di attività informatiche sotterranee sarebbero oltre 4 milioni di dati di cittadini degli Stati Uniti. Non cittadini qualsiasi, però. A essere oggetto dell'attacco è stato infatti l'Office of Personnel Management, una specie di gigantesco ufficio del personale che controlla le informazioni di tutte le agenzie federali - non quelle di intelligence come la Cia - e si occupa dell'abilitazione dei dipendenti al trattemento di materiale classificato, gestisce il pagamento delle pensioni di milioni di impiegati federali. Secondo la Cnn che in queste ore ha commentato in diretta i fatti, e secondo nuove informazioni acquisite dall'emitente tramite fonti dell'Amministrazione e dell'inchiesta federale in atto, «virtualmente» potrebbero essere più di 4 milioni le persone interessate dal furto informatico e più alto anche il numero delle agenzie federali coinvolte.

Le nuove rivelazioni dell'Amministrazione riaprono in America l'annosa questione della cyber-sicurezza e di come riuscire a proteggere le massicce quantità di informazioni sensibili depositate nei database governativi. Proprio nelle stesse ore, il New York Times ha raccontato l'estensione di un programma dell'Nsa, la National Security Agency al centro delle cronache nei giorni scorsi per via di una nuova legge che ne limita l'azione, per la sorveglianza di hacker stranieri. Se con l'emergere della notizia soltanto i grandi giornali, da Washington Post al Wall Street Journal , citando fonti federali parlavano della possibilità di un coinvolgimento della Cina nel super furto, con il passare delle ore anche le istituzioni hanno fatto trapelare dubbi e gli stessi inquirenti federali puntano verso Pechino. La senatrice repubblicana Susan Collins, del comitato per l'intelligence al Senato americano ha parlato senza mezzi termini di origine cinese.

Non sarebbe la prima volta che l'America lamenta un'azione di hackeraggio in arrivo dall'Asia. Quello che non è ancora stato chiarito è se dietro al furto ci siano privati o persone legate a un governo o un esercito. Soltanto l'anno scorso, il Dipartimento della Giustizia americana aveva messo sotto inchiesta cinque cittadini cinesi accusati di far parte dell'Unità militare 61398, specializzata in hackeraggio. I militari cinesi starebbero infatti da anni raccogliendo dati informatici sugli Stati Uniti e lo stesso Barack Obama ha affrontato l'argomento con il presidente Xi Jinping. Pechino ha definito ieri le accuse «irresponsabili».

Non è chiaro se il furto abbia scopi commerciali oppure di spionaggio. A essere stati rubati nei mesi scorsi - l'azione, individuata ad aprile, sarebbe partita un anno fa - sono stati dati riguardanti i social security number (una specie di codice identificativo personale come il nostro codice fiscale), le informazioni sui nulla osta di sicurezza che permettono a dipendenti di accedere a documenti più o meno classificati, e dati su servizi pensionistici.

Secondo le analisi di queste ore, un furto simile potrebbe permettere a intelligence straniere di capire chi all'interno dei dipartimenti federali ha accesso a informazioni riservate o, come ha spiegato l'emittente Cbs, di rubare informazioni per meglio ricreare false identità per le proprie spie, come nella popolare serie televisiva The Americans , dove dietro una perfetta famiglia dei sobborghi americani durante la Guerra Fredda si nascondono micidiali agenti del Kgb.

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