Rilascio degli ostaggi israeliani ancora nella Striscia di Gaza, cessate il fuoco sostenibile per aumentare l'assistenza umanitaria e no un'operazione su vasta scala a Rafah. Sono le richieste con le quali si è concluso il G7 Esteri di Capri, dove la parola d'ordine è stata e sarà de-escalation, nella quale - è convinto il segretario di Stato americano Antony Blinken - «l'Italia può avere un ruolo importante». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani conferma l'impegno del nostro Paese per evitare un allargamento del conflitto in Medioriente: «Vogliamo spegnere il fuoco - dice alla conferenza stampa di chiusura del vertice - Ci siamo impegnati, ci impegnamo e ci impegneremo a favore della de-escalation. Ci sarà un ruolo diplomatico attivo di tutti i Paesi del G7, l'impegno politico c'è». Tajani è convinto che «il lavoro del G7 è servito a migliorare il clima». «Ritengo che ciò che è accaduto - aver evitato una ritorsione israeliana su larga scala - sia frutto anche dell'impegno del G7».
L'attacco attribuito a Israele sul territorio iraniano c'è stato proprio ieri, ma con le modalità che le cancellerie occidentali auspicavano. Un raid mirato, lontano da Teheran e che non ha colpito gli impianti nucleari della Repubblica islamica, non ha fatto vittime, ma ha mandato un segnale agli ayatollah. Di mezzo c'è la stabilità di tutta la regione, mentre nella Striscia si continua a combattere e secondo Blinken «l'unica cosa che sta tra il popolo di Gaza e il cessate il fuoco è Hamas, che ha rifiutato le generose proposte di Israele».
Per mandare un segnale a tutto la cerchia islamista, il G7 annuncia di essere al lavoro, con sanzioni e altre misure, «per negare ad Hamas la possibilità di raccogliere fondi per compiere ulteriori atrocità» e «per combattere la diffusione di contenuti terroristici online». Sono pronte nuove sanzioni contro l'Iran.
L'Unione europea decide intanto di sanzionare per la prima volta i coloni israeliani radicali della Cisgiordania per atti di violenza contro i palestines. Gli Stati Uniti proseguono invece con il terzo round di provvedimenti contro i settler israeliani e prendono di mira anche Ben-Zion Gopstein, attivista di estrema destra e stretto alleato del ministro della Sicurezza Nazionale israeliana, Itamar Ben Gvir. Gopstein è descritto da Washington come «fondatore e leader di un'organizzazione», il gruppo anti-assimilazione Lehava, «i cui membri sono impegnati in azioni violente destabilizzanti in Cisgiordania». Colpire lui, vuole dire lanciare un messaggio all'entourage estremista che ruota attorno al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Chi,
invece, è critico contro il vertice di Capri, è l'organizzazione umanitaria Oxfam, che accusa il G7 di aver espresso su Gaza « solo buone intenzioni» senza «un impegno concreto per fermare la guerra e il massacro di civili».
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