Giulio Gallera non ci sta. Regione Lombardia, il suo presidente Attilio Fontana e la sua giunta sono finiti nel mirino di chi ha deciso di accusarli in toto, rimproverandoli di aver mal gestito l'emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di coronavirus.
Chi punta il dito contro la Lombardia, però, si dimentica come la regione sia stata il focolaio dell'epidemia (poi pandemia) di Covid-19, con il caso di Codogno e della provincia di Lodi prima, e quella di Brescia e Bergamo poi.
E così, dopo l'ennesima giornata di attacchi, l'assessore al Welfare di regione Lombardia Giulio Gallera è sbottato sui propri profili social, ricordando a tutti come lui e il team lombardo siano stati chiamati a "prendere decisioni difficili in tempi ristretti per salvare la vita alle persone".
"Io continuo il mio lavoro con immutata determinazione e motivazione. noi siamo stati e siamo in trincea e non agiamo ne abbiamo mai agito per compiacere i 'professori del giorno dopo' ma sempre e solo per soffocare la diffusione del coronavirus e salvare la vita ai lombardi", ha aggiunto nel post pubblicato su Facebook.
Il messaggio su Fb dell'esponente di Forza Italia è uno sfogo contro gli sciacalli politici e mediatici: "Leggo stupito e molto amareggiato gli articoli che appaiano in questi giorni su importanti giornali. Assisto poi disgustato a molteplici azioni di gigantesca deformazione della realtà e di sciacallaggio politico e mediatico". Dunque, Gallera ha voluto rinfrescare la memoria a chi ha deciso di puntare ciecamente il dito contro il lavoro di regione Lombardia: "Dal 20 febbraio viviamo la più grande emergenza sanitaria che la Lombardia abbia mai vissuto. Nel mio ruolo di Assessore al Welfare dal primo momento ho dedicato tutto le mie forze, le mie capacità, le mie energie fisiche e psichiche a fronteggiarla e a combatterla. Sono stati e sono ancora momenti pieni di tensione, rabbia, frustrazione e sofferenza".
E prosegue ricordano a tutti le cose fatte per il bene della salute pubblica: "Trovare un respiratore per far respirare chi non ce la faceva più, recuperare mascherine e camici per i nostri operatori sanitari, fare in modo che le autoambulanze trovassero un pronto soccorso dove portare i pazienti e una barella su cui sdraiare chi soffriva, organizzare le visite domiciliare delle unità speciali di continuità assistenziale, attivare il telemonitoraggio dei pazienti a domicilio, cercare di ampliare il più possibile la capacità di fare tamponi per soddisfare al massimo le tantissimi esigenze diagnostiche". In ultima battuta, un commento sui dati di contagi che sono finalmente in miglioramento "grazie alle misure di contenimento che abbia fortemente voluto e adottato e al comportamento responsabile dei lombardi.
Ma c'è ancora moltissimo da fare per prenderci cura dei grandi traumi fisici e psicologici di chi è stato in terapia intensiva, per riorganizzare il sistema ospedaliero e rafforzare il sistema territoriale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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