Giarrusso agita i 5s: "Basta nomi calati dall'alto"

L'europarlamentare Dino Giarrusso risponde ai vertici del M5s che avevano preso le distanze dalla sua scelta di candidarsi a presidente della Regione Sicilia

Giarrusso agita i 5s: "Basta nomi calati dall'alto"

Non mi sento in rotta con qualcuno o qualcosa, ma in ogni partito deve esserci il coraggio di discutere, e nessuno può nemmeno pensare di ignorare la propria base. Dino Giarrusso, candidato alla presidenza della Regione Sicilia, risponde al M5s che lo aveva accusato di iniziativa personale e non concordata coi vertici. L’europarlamentare, infatti, si dichiara in disaccordo con ogni diktat calato dall’alto e soprattutto boccia la logica dei due pesi e delle due misure.


Quali le ragioni della sua candidatura?


"Sono appena diventato papà. Vorrei che mio figlio crescesse in una regione antimafiosa, governata con competenza e onestà. Negli ultimi decenni ciò non è avvenuto. Nel frattempo ho ricevuto migliaia di inviti a candidarmi. La Sicilia storicamente è una Regione a trazione centrodestra, ma oggi pure a destra concordano sul disastro dell’esperienza Musumeci, e sono spaccati. Le tante richieste dei cittadini, pertanto, mi hanno portato a dare una disponibilità per le primarie".

Cosa intende con primarie, quelle del Movimento?

"Delle primarie interne al Movimento, come prevedono lo statuto e i nostri valori e come abbiamo sempre fatto con le parlamentarie. Poi delle primarie allargate, in cui coinvolgere quante più forze possibili, in modo da recuperare -fra gli altri- quei tanti centristi perbene che in passato sono stati altrove ma dopo la scottatura di Musumeci potrebbero appoggiare un candidato di centrosinistra. Questo, però, deve essere scelto dai cittadini, avere carisma e consenso. Coi perdenti non vuole venirci nessuno".

Ha mai pensato di candidarsi lo stesso, pure senza il vessillo pentastellato?

"No: sono e resto del Movimento. La mia è una proposta interna al M5s, nient’altro".

Non si devono, quindi, accettare nomi calati dall’alto…

"C’è nella carta dei valori, è sempre stata una nostra prerogativa. Deputati e senatori al proporzionale sono usciti vincitori dalle parlamentarie. Stesso discorso vale per la Raggi a sindaco di Roma o per me che sono stato eletto in Europa con ben 120mila preferenze ma dopo le europarlamentarie interne. Stiamo parlando, quindi, della nostra storia. In tutte le competizioni fino a oggi ci sono sempre state le primarie".

Il M5s, però, ha preso le distanze dalla sua iniziativa definendola personale e soprattutto non concordata coi vertici…

"Sì, è un’iniziativa personale ed è la terza, non la prima. I miei colleghi deputati regionali Sunseri e Di Paola si sono candidati prima di me e nessuno ha avuto da ridire. Le regole sono uguali per tutti e quindi se non è stata definita fuori luogo la loro scelta non può certo esserla la mia".

Può diventare il punto di convergenza per quei pentastellati che non si ritrovano con la linea che arriva da Roma?

"Ho sempre rispettato il M5s e le sue regole. Il Movimento ha già cambiato alcune cose. Io ho consenso perché rispetto i valori fondanti e mi sbatto sui territori. Non mi sento in rotta con nessuno, ma ritengo che in una forza democratica bisogna avere il coraggio di discutere di tutto, così come non si può non ascoltare la base. Altrimenti non ci sarà futuro".

Qualora gli attivisti non dovessero sceglierla come candidato governatore si candiderebbe lo stesso?

"No! Le primarie vengono fatte per essere rispettate e io le rispetto. Per me sarebbe un errore non farle e imporre un candidato dall’alto: verrebbe tradito l’entusiasmo degli attivisti siciliani".


Come scegliere, però, il candidato presidente in una coalizione con storie e valori differenti?

"Sempre con la logica delle primarie. Dopo il mio annuncio, non è un caso che anche il segretario del Pd siciliano Barbagallo ha indicato questa strada. Il Movimento le deve fare per forza perché le ha nello statuto e dopo tocca alla coalizione a seguito della condivisione di un programma. Tale condizione deve essere accettata, altrimenti si è fuori. Nessuno vuole accozzaglie".


Anche per la Corsa al Colle sarebbe opportuno lasciare libertà di scelta ai pentastellati?

"Mi fido dei miei colleghi, di chi ha diritto di voto, e di Conte. Sarebbe bello che in futuro fra i grandi elettori vi fosse anche una delegazione di parlamentari europei, che hanno un ruolo importantissimo: spero in una modifica costituzionale che lo preveda".


Alcuni 5 Stelle sostengono che Berlusconi non è candidabile.

«Lo è per legge. Ma io credo sia inadatto a fare il Capo dello Stato perché rappresenta una parte e non unisce l’Italia. Non esistono peraltro le candidature a Presidente della Repubblica: chiunque goda di diritti civili è eleggibile. Il Movimento non voterà Berlusconi, ma se gli altri lo vogliono non si può certo impedirlo, siamo una piena democrazia».


Giornali, come il Fatto, lo hanno definito garante di prostituzione e corruzione…

«Ognuno sceglie il modo di esprimere il proprio dissenso».

La questione D’Alema ha riacceso gli animi all’interno dei vostri alleati del Pd. Cosa ne pensa?

"E’ difficile già affrontare le complessità che esistono nel Movimento, figuriamoci quelle degli

altri partiti. D’Alema è stato un personaggio importante, il primo premier che veniva dal Partito Comunista, con un carattere forte e ingombrante. Sono scelte, comunque, che spettano a Letta, Bersani e Speranza, senta loro…”

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