Giletti indagato a Terni perché il boss Graviano si sente "diffamato"

La denuncia per l'intervista tv a Baiardo Il giornalista: "Viviamo in Paese all'incontrario"

Giletti indagato a Terni perché il boss Graviano si sente "diffamato"
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Le Polaroid «fantasma» trentennali che proverebbero l'ipotetico incontro in un bar sul lago d'Orta tra il Cav, il boss Giuseppe Graviano e il generale dell'Arma Francesco Delfino, nella primavera del 1992. Non è l'Arena sospeso ad aprile scorso dopo sei anni di onorato servizio su La7. Giletti che, interrogato a Firenze dal pool che indaga sulle bombe di mafia del '93, conferma ai magistrati toscani di aver visto quello scatto, mostratogli fugacemente da Salvatore Baiardo, e di aver riconosciuto nella foto Berlusconi e il generale, ma di non saper dire con certezza chi fosse il terzo uomo, non essendogli stata lasciata l'immagine. Il pentito e «fotografo per caso», Baiardo, l'uomo che pure aveva «vaticinato» l'arresto di Messina Denaro con mesi di anticipo a Giletti in una clamorosa intervista, che invece smentisce del tutto il giornalista sulle fotografie, rompe col conduttore e annuncia su tik-tok di voler scrivere libri-verità per raccontare la sua versione. Lo stesso Baiardo che poi, però, pensa bene di confermare l'esistenza di quegli scatti rubati, mentre viene filmato a sua volta di nascosto dalle telecamere di Report. La procura di Firenze che dopo Giletti interroga anche Urbano Cairo, perquisisce Baiardo senza trovare le foto, e infine vuole arrestare l'ex gelataio, indagato per calunnia ai danni di Giletti (dopo il primo no del gip deciderà il riesame a inizio settembre), reo secondo lui di aver mentito ai pm. Già così di materiale nella vicenda ce n'era a sufficienza.

Ma ora, sul casino royale della storia Giletti-Baiardo, come se mancassero colpi di scena, piomba pure la querela di Giuseppe Graviano. Che, dal carcere di Terni dove è rinchiuso, accusa il giornalista - come pure l'opinionista fissa di Non è l'Arena, Sandra Amurri - di diffamazione aggravata. Diffamazione, presumibilmente, che sarebbe sempre e comunque collegata alla vicenda delle fotografie «rubate» di quell'incontro che sarebbe avvenuto nel 1992, in Piemonte, sul lago d'Orta, o al balletto di dichiarazioni e ricostruzioni e ipotesi che ne sono seguite.

Il condizionale è d'obbligo, visto che la procura di Terni - le indagini sono state affidate al pm Giorgio Panucci, che è arrivato in Umbria dalla procura di Palmi circa un anno fa - avrebbe segretato il fascicolo, tanto da negarne l'accesso anche ai legali dei due giornalisti indagati.

Di certo, come detto, c'è che il boss di Cosa Nostra, che sta scontando nella città umbra sei ergastoli per mafia, condannato per le stragi del 1992 e del 1993, e alla cui latitanza collaborò attivamente proprio Baiardo, ha deciso ora di querelare Giletti. Che ha preso la notizia con filosofia. «Ho sempre fiducia nella giustizia, certo alle volte penso che viviamo in un Paese all'incontrario, ma ormai non mi stupisco più di nulla», spiega il giornalista alle agenzie di stampa, raccontando di aver ricevuto la notifica della querela già all'inizio di questa settimana. Ovviamente non è escluso che, conclusi gli opportuni accertamenti investigativi, l'indagine possa essere archiviata, anche se il blog Etrurianews.it, primo a dare la notizia della querela, rimarca come sia «paradossale» trovare «elementi di diffamazione a carico di uno stragista di mafia». E al giornalista è arrivata la solidarietà del vicepremier Matteo Salvini che sui social definisce Giletti «uomo e giornalista libero».

Va peraltro ricordato che nel 2020 Massimo Giletti era finito sotto scorta proprio per le parole di un altro Graviano, Filippo, fratello di Giuseppe, ascoltato mentre parlava in carcere a proposito della campagna portata avanti da Non è l'Arena contro la scarcerazione dei boss in conseguenza dell'emergenza Coronavirus.

«Il ministro fa il lavoro suo - disse Graviano riferendosi a Bonafede - e loro (Giletti e il pm antimafia Nino Di Matteo) rompono il caz**». Ora, dopo le minacce di Filippo, nel braccio di ferro tra i Graviano e Giletti è il turno della querela di Giuseppe.

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