L a melina dei grillini sulle Olimpiadi fa una prima (mezza) vittima: Luca Cordero di Montezemolo. Lui, presidente del comitato promotore di Roma 2024, è corso a specificare in un'intervista: «Un'istante dopo l'assegnazione delle Olimpiadi mi occuperò d'altro. E non ho alcuna intenzione di seguire, nel caso ce ne fosse l'occasione, anche la fase organizzativa». Sarà sufficiente il passo di lato dell'ex presidente di Confindustria a spostare verso il «sì» il pendolino della giunta Raggi sui Giochi? Per ora il sindaco ha tentennato come tutto il Movimento. Pare che accanto a un Di Battista fermo sul no ci sia un Di Maio molto più aperturista. Come la pensi il grillino ortodosso è noto ed è scolpito nelle parole al curare del comico genovese: «Con chi rilanciamo questo fulgido futuro? Con Montezemolo. Lo stesso uomo che è stato Direttore Generale del Comitato Organizzatore dei Mondiali di Calcio Italia '90. Lo stesso uomo organizza due eventi sportivi a venticinque anni di distanza... E c'è un fil rouge che ci lega a quell'Italia '90 di tanto tempo fa: il mutuo di 61,2 milioni di euro che ancora stiamo pagando per gli stadi del Mondiale, ad esempio, come da bilancio di previsione 2015 di Palazzo Chigi. Proprio così: ancora paghiamo, e non si sa quando finirà».
Lui, Montezemolo, ce la mette tutta per puntualizzare che un conto è far parte del comitato promotore, un altro far parte del comitato organizzatore. Insomma, il primo deve convincere il Comitato olimpico internazionale della bontà di una candidatura; il secondo deve organizzare i giochi in caso di vittoria. Ovvio che Montezemolo un po' di conti se li è fatti e in passato ha pure sciorinato qualche cifra: «Si possono programmare le Olimpiadi del 2024 con un budget contenuto, cioè 3,2 miliardi di costi operativi, dei quali quasi 2 arriveranno dallo stesso Cio e il resto da sponsor privati, merchandising e dai biglietti. A questi si aggiungono 2,1 miliardi per gli impianti, coperti dal bilancio pubblico».
La puntualizzazione-sacrificio di Montezemolo, tuttavia, non permette di sciogliere tutte le riserve sul caso Giochi e il Movimento 5 Stelle resta diviso e in panne. Il sindaco Raggi tentenna e prende tempo rinviando ogni decisione a futuri colloqui con il presidente del Coni, Malagò. Il sindaco di Roma sta facendo un pensierino per il «sì» anche perché, oltre ad essere un'occasione per città, un sondaggio dice che la maggioranza dei cittadini sarebbe favorevole. Non solo. A fronte di un «no» della sindaca, altre città italiane si farebbero avanti per contendere le candidature di Budapest, Los Angeles e Parigi.
Il problema è che gli attivisti più radicali del Movimento temono che le Olimpiadi siano un gioco per arricchire i soliti noti.
«Virginia devi dire di no, altrimenti aiuterai Caltagirone», le urlavano i pentastellati alla recente festa del Fatto. La Raggi prende tempo ma la sua giunta è già spaccata in due con l'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini già uscito allo scoperto: «Se sono Olimpiadi che portano benessere, non vedo perché dire di no».
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