Il giorno della staffetta tra Obama e Kamala (e Biden sta a guardare)

Il terzo giorno della convention dominato dal passato e dal possibile futuro dei dem

Il giorno della staffetta tra Obama e Kamala (e Biden sta a guardare)

Barack Obama e Kamala Harris monopolizzano la terza e penultima giornata della convention democratica, galvanizzando il pubblico dell'Asinello. L'ex presidente americano e l'aspirante vicepresidente sono stati forse i due personaggi più attesi - insieme a Michelle Obama - di questo appuntamento elettorale dalle connotazioni surreali, dettate dall'emergenza coronavirus. Il primo perché rappresenta un po' il padre nobile del partito, e colui che al suo interno aveva avviato un importante cambiamento generazionale, oltre a essere ritenuto il vero architetto della campagna di Joe Biden. La seconda perché considerata l'anima più combattiva e giovanile del ticket dem di Usa 2020, tanto che c'è chi ha visto nella staffetta di ieri una sorta di passaggio di testimone sostanziale, proiettato già verso il 2024. L'ex inquilino della Casa Bianca ha lanciato un duro attacco al successore Donald Trump e al suo sforzo «cinico» di scoraggiare e sabotare il voto per posta, sostenendo che alle elezioni del prossimo 3 novembre è in gioco la stessa democrazia americana.

Parlando del suo ex numero due, invece, ha spiegato che ha «l'esperienza e il carattere» per guidare il Paese in questo momento di crisi, riportando un senso di normalità e decoro dopo i quattro anni caotici del tycoon. Ieri, tuttavia, è stato anche e soprattutto il «Kamala day», il giorno in cui la 55enne senatrice della California ha accettato la nomination a vice presidente, facendo la storia come prima donna di colore (e terza in generale) a correre nel ticket per la Casa Bianca. Donna d'ordine, carismatica e simbolo della diversità che caratterizza gli Stati Uniti (madre indiana, padre jamaicano, e marito di religione ebraica), Harris guarda alle elezioni di novembre, ma pure a quella che, tra quattro anni, potrebbe essere la sua corsa personale verso lo Studio Ovale.

Sul palco virtuale della convention è salita anche l'ex segretario di stato Hillary Clinton, che torna dopo la débacle del 2016 tra i rimpianti della sconfitta e la voglia di rivincita contro Donald Trump. Peraltro, proprio lei alle ultime presidenziali è stata motivo di frizione fra Biden e Obama, che le diede l'endorsement quando l'ex vice non aveva ancora sciolto le sue riserve per una possibile candidatura. E ancora, la senatrice progressista ed ex candidata alle primarie dem Elizabeth Warren, che ha già lanciato un appello all'unità per sconfiggere The Donald, e la speaker della Camera - acerrima nemica dell'attuale Comandante in Capo - Nancy Pelosi. Biden, invece, ha conquistato formalmente la nomination e si prepara a tenere questa sera il discorso di accettazione, che farà calare il sipario sulla kermesse dell'Asinello. «Grazie, grazie. Ci vediamo giovedì», ha detto con accanto la moglie Jill, che ha parlato dalla classe di una scuola dipingendo il suo compagno di vita da oltre quarant'anni come un uomo «deciso» che «lavora per gli altri», e «farà per le vostre famiglie quello che fa per la sua».

Come si ricostruisce una famiglia distrutta? Nello stesso modo in cui si ricostruisce un Paese - ha detto l'aspirante first lady -. Con amore e comprensione, con piccoli atti di empatia. Con coraggio e con una fede irremovibile».

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