Il Csm si schiera con la giudice del Tribunale di Catania che ha fatto a brandelli il decreto Cutro nel mirino del centrodestra. Iolanda Apostolico (nella foto) ha accolto il ricorso di un tunisino richiedente asilo, trattenuto nel centro di Ragusa, a suo dire in contrasto con la normativa comunitaria. Il magistrato è stato accusato di avere simpatie di sinistra per il tenore di alcune sue prese di posizione sui social. Una sensibilità, anzi una «faziosità ideologica» legata a movimenti come Potere al popolo che potrebbe averla condizionata. «Questione giuridica, non fatto personale», si difende lei. In serata arriva la raccolta firme sostenuta dalla maggioranza dei togati del Csm, che chiedono l'apertura di una pratica a tutela della giudice Apostolico, vittima di una «grave delegittimazione professionale» dopo gli «attacchi all'autonomia» venuti «persino» dalla premier Giorgia Meloni, che si era detta «basita» dalla sentenza.
Secondo il magistrato la normativa del 14 settembre che prevede una sorta di «garanzia finanziaria» di 5mila euro per evitare di essere trattenuti sarebbe «incompatibile con la normativa Ue sull'accoglienza» e «va disapplicata perché non prevede una valutazione su base individuale di chi chiede protezione internazionale», come stabilirebbero alcune recenti sentenze della Corte di giustizia Ue. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha già fatto sapere che il Viminale presenterà ricorso per far valutare la fondatezza dei richiami giuridici: «Dalla lettura convinti ci siano ragioni da sostenere». Intanto il centro di trattenimento per richiedenti asilo, aperto appena sette giorni fa nell'area industriale Modica-Pozzallo, si è già svuotato.
Al netto dei distinguo giuridici, la vicenda si è subito trasformata nell'ennesimo braccio di ferro tra la magistratura e la politica, proprio nelle settimane in cui si discute di riforma della giustizia e a 10 anni esatti dalla tragedia di Lampedusa dove morirono 386 disperati. La stessa Apostolico si schernisce: «Il provvedimento? Non devo stare a difenderlo, non rientra nei miei compiti». A farlo ci ha pensato anche l'Anm, il sindacato delle toghe, con «una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità». Una risposta ai rilievi della premier e del vicepremier Matteo Salvini, che ha commentato le «gravi ma non sorprendenti notizie sul suo orientamento», chiedendo lumi al Guardasigilli Carlo Nordio. «Toni scomposti al di là della loro conclamata infondatezza - ribadisce l'Anm di Catania - lontanissimi da quelli che dovrebbero sempre informare una corretta dialettica tra poteri dello Stato». «La magistrata di sinistra che non fa rispettare un decreto del governo è una pessima servitrice dello Stato», incalza l'azzurro Flavio Tosi. «Davvero a Palazzo Chigi pensano che trovando ogni giorno un nemico potranno essere assolti?», si chiede Osvaldo Napoli di Azione. Di «ignobile linciaggio» parla Nicola Fratoianni (Verdi-Sinistra). «Nulla di personale nelle sue scelte, molta politica, come si evince sui suoi social contro i decreti Sicurezza di Salvini nel primo governo di Giuseppe Conte», sottolinea il vicepresidente Fdi della Camera Fabio Rampelli.
Scende in campo anche la corrente delle toghe rosse più pasdaran come Area con l'ex segretario Eugenio Albamonte: «Si scava nella sua vita privata per capire quali siano i suoi orientamenti personali, comportamenti non degni di una democrazia». «No, sono indegne le indagini senza rispetto per la privacy che hanno rovinato molte vite, non i post in rete», replica l'azzurro Giorgio Mulè. La sensazione è che lo scontro con le toghe sia solo all'inizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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