Giuseppi va in tour ma il M5s rischia di restare senza soldi

L'ex premier gira l'Italia per i ballottaggi e dà l'aut aut agli eletti: versate o addio seggio

Giuseppi va in tour ma il M5s rischia di restare senza soldi

Giuseppe Conte prosegue il suo tour e da Adrano, provincia di Catania, magnifica il «nuovo corso» del M5s, «un corso di forte rinnovamento, di forte rilancio». Ma a Roma tra i parlamentari abbondano i musi lunghi e le facce scure. «Molti davvero si aspettavano miracoli da Conte e si stanno rendendo conto di essere a fine corsa», spiega una fonte pentastellata di Montecitorio. Aumenta di ora in ora la quota di quelli che credono che l'ex premier goda di un consenso di plastica. Preoccupa il calo dei consensi, atteso anche alle prossime politiche. Una crisi, che combinata con il taglio dei parlamentari, decimerebbe i gruppi di Camera e Senato. I più numerosi di questa legislatura dopo il boom del Movimento alle politiche del 2018. Subito parte il pallottoliere.

«Se si votasse ora, alla Camera ci sarebbero 20/25 eletti, quindi quasi tutti hanno capito di essere fuori», continuano i ragionamenti. Un calo clamoroso, se confrontato agli attuali 159 deputati e 74 senatori. Numeri alti, nonostante che da inizio legislatura il M5s abbia perso ben 95 parlamentari, tra espulsioni e abbandoni. Chiaro, dunque, che la geografia grillina uscirà terremotata dal prossimo voto nazionale, con gli ultimi sondaggi che accreditano i Cinque stelle intorno al 16%. Meno della metà del 33% conquistato tre anni fa dal Movimento guidato da Luigi Di Maio.

Ed è qui che emerge la doppiezza della situazione in cui si trova Conte. Al nuovo leader, ipotizzano i beninformati, non dispiacerebbe una riduzione della pattuglia parlamentare, così da poter costruire una classe dirigente rinnovata. Che tradotto vuol dire una truppa di fedelissimi. L'avvocato dialoga poco con deputati e senatori e dopo il voto alle politiche conta di rivoluzionare la composizione dei gruppi. Il rovescio della medaglia è rappresentato da ciò che potrebbe accadere da qui alla fine della legislatura. «Il rischio è che Conte resti senza soldi - spiega al Giornale un deputato al secondo mandato - I tanti che si renderanno conto di non essere rieletti non verseranno più nulla al partito oppure andranno via». Già i contributi latitano e dopo i risultati delle Amministrative i conti sono destinati a peggiorare. Servono a poco gli avvertimenti circolati nelle ultime settimane. «O versate oppure non sarete ricandidati», il tono degli avvisi. Tanto accaparrarsi un seggio nel prossimo Parlamento sarà come vincere al Superenalotto. E cambierebbe poco anche se venisse confermata per tutti la regola del doppio mandato, uno scenario comunque poco probabile.

Gli eletti demotivati sono una mina pronta a scoppiare sul cammino di Conte. Quella che il presidente del M5s chiama «la traiettoria politica che vede un dialogo costante e intenso con il Pd» da molti è considerata il canto del cigno del grillismo. A Roma e Torino l'obiettivo è dare una mano ai dem senza spaccare il Movimento. «Gualtieri ha dato retta a Calenda e dice che non ci darà assessori, Renzi già ha detto che lo appoggia, torneranno al vecchio centrosinistra e ci emargineranno», temono parecchi parlamentari. Carlo Calenda infatti ha lanciato un aut aut a Gualtieri, condizionando un eventuale appoggio al candidato del Pd all'assicurazione sull'assenza del M5s in giunta a Roma.

Conte è costretto ad adeguarsi: «Per i ballottaggi faremo valutazioni, ma niente assessori o richieste varie». Dal suo giro nel catanese l'ex premier prova a uscire dall'impasse e attacca Calenda: «È da arroganti dettare condizioni».

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