Il giusto omaggio ai nostri soldati

L'esercito sta svolgendo un ruolo decisivo contro l'Isis

Il giusto omaggio ai nostri soldati

Per capire perché Giorgia Meloni abbia scelto la missione in Irak per il tradizionale saluto di Natale ai militari italiani all'estero bisogna tornare al 10 novembre di tre anni fa. Quel giorno cinque incursori delle nostre Forze Speciali impegnati in un'operazione congiunta con i miliziani curdi rimasero gravemente feriti dall'esplosione di un ordigno innescato da alcuni terroristi. Dietro l'attentato c'erano le cellule dell'Isis annidate tra le impervie e frastagliate montagne della provincia di Diyala tradizionale roccaforte del fondamentalismo islamico sunnita. Ma gli irriducibili dell'Isis e le loro nuove reclute non rappresentano l'unica insidia del complesso scenario iracheno. Da quando, a maggio, l'Italia ha assunto il comando Nato anche le milizie filo-iraniane, nemiche giurate degli Stati Uniti e di ogni loro alleato, rappresentano una potenziale minaccia. I rischi affrontati in Irak dal nostro paese misurano anche l'importanza della missione scelta dalla Presidente del Consiglio per rendere omaggio all'impegno internazionale delle Forze Armate. Essere la nazione guida nell'addestramento delle forze curde e irachene schierate contro lo Stato Islamico significa raccogliere l'eredità di una mai terminata guerra al Califfato. Comandare i circa 5mila militari europei e canadesi dispiegati dall'Alleanza equivale ad esplicare una funzione non solo militare, ma anche geo-politica in un area dove gli interessi occidentali si contrappongono a quelli della potenza regionale iraniana. Per svolgere questo duplice ruolo l'Italia schiera tra Irak e Kuwait circa 1100 militari, 270 mezzi terrestri e 12 aerei suddivisi tra le basi di Erbil, nel Kurdistan iracheno, di Baghdad e del Kuwait. Visto il doppio ruolo anche la missione è duplice. Quella di contrasto alla rinascita dell'Isis, denominata Prima Parthica, prende il nome dalla legione schierata in Mesopotamia a cui l'Imperatore romano Settimio Severo affidò, a partire dal 197 dopo Cristo, la difesa dei confini dell'impero minacciate dai Parti. I 650 fra carabinieri, forze speciali e militari dell'esercito integrati in Prima Parthica provvedono soprattutto all'addestramento delle unità curde e degli agenti della polizia federale irachena impegnati nella lotta all'Isis. La componente aerea della missione, composta da intercettori Eurofighter e droni Reaper è suddivisa tra le basi aeree irachene e kuwaitiane e garantisce sia i rilevamenti elettronici, sia l'eventuale copertura in caso di scontri armati sul terreno. Dal punto di vista geopolitico il ruolo più complesso è però la gestione del comando Nato affidata al generale di Corpo d'Armata Giovanni Maria Iannucci, un'ex comandante della Brigata Folgore subentrato lo scorso maggio al generale danese Michael Lollesgaard.

Da allora le nostre strutture di comando devono confrontarsi non solo con le difficoltà, ma anche con le insidie di un paese dove un buon 55 per cento della popolazione è sciita e dove il governo del premier Mohammed Shia al-Sudani, nato a fine ottobre dopo una tribolata gestazione, è espressione delle formazioni politiche legate a Teheran. Un compito reso ancor più difficile dalla cooperazione militare tra la Repubblica Islamica e la Russia su quel fronte ucraino dove l'Italia e il governo di Giorgia Meloni hanno riaffermato un deciso impegno atlantista.

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