"Il governo non ha il mandato", "C'è stato un voto": Conte spacca la maggioranza

Giuseppe Conte chiede il voto in parlamento e lo stop all'invio di armi in Ucraina, invocando per l'Italia un ruolo primario nei negoziati di pace

"Il governo non ha il mandato", "C'è stato un voto": Conte spacca la maggioranza

La guerra in Ucraina sta alimentando le tensioni all'interno del governo, che di giorno in giorno sembra sempre meno solido. A cercare uno strappo sembra sia il Movimento 5 stelle, che con Giuseppe Conte attacca il premier Mario Draghi sulle scelte dell'Italia in merito all'invio di armi al Paese di Volodymr Zelensky. "Non possiamo pensare che il governo vada avanti da sé decidendo di volta in volta cosa fare e come posizionarsi, perché serve un mandato politico. Il fatto che già ci sia un decreto che indica un termine massimo per passare in Parlamento, non vuol dire che non possa esserci un aggiornamento sullo stato della guerra", ha tuonato Giuseppe Conte, ospite di Piazzapulita.

Ma soprattutto questa dichiarazione rilasciata da Giuseppe Conte non poteva non avere una forte eco politica e il primo a scagliarsi contro il leader del Movimento 5 stelle è stato Enrico Letta, ex alleato dei grillini, che l'ha attaccato duramente rivendicando l'autorevolezza del governo in carica. "Il governo non ha un mandato politico? Noi pensiamo che ci sia stato un voto in Parlamento, all'inizio di un percorso, chiaro, netto e che ha trovato un consenso largo", ha detto il segretario del Pd a Piazzapulita.

L'intervento del leader del Movimento 5 stelle è stato ben più lungo e Conte ha voluto ribadire la ferma opposizione del suo partito alla linea finora adottata dal governo: "Un passaggio con un voto e con un atto di indirizzo parlamentare sarebbe un elemento di chiarezza anche per tutte le forze politiche. Dopo due mesi e mezzo gli scenari stanno cambiando e noi dobbiamo poter dare un mandato più forte".

Giuseppe Conte ha sottolineato che da Draghi "ci sono delle affermazioni che sono in sintonia con quello che il Movimento ha sostenuto nelle scorse settimane. Affermazioni di un certo equilibrio. Però non è questione di fare qualche dichiarazione in un punto stampa: io ho posto una questione più complessiva, che rimane attuale e non è per mettere in difficoltà il presidente del Consiglio". Per questa ragione, il leader del Movimento 5 stelle ribadisce con forza che la sintesi politica di quanto sta accadendo "non la si può fare che in Parlamento, perché l'Italia abbia e dia al governo un mandato molto forte per orientare i consessi internazionali verso la soluzione che ci sta più a cuore".

Per Giuseppe Conte, l'Italia non può e non deve dare altre armi all'Ucraina e di questo è necessario discutere in parlamento: "Dopo un terzo invio di armi, che per noi non devono essere né più pesanti, né più letali, vogliamo fare una discussione? Dopo terzo invio, io credo che l'Italia abbia dato il suo contributo. L'Italia ha già dato e ora deve essere in prima linea per la pace". Il leader del Movimento 5 stelle rivendica un ruolo per l'Italia nei negoziati, perché "è corretto lasciare a Zelensky la valutazione dei termini e delle condizioni del negoziato ma non credo corretto dire che noi non abbiamo un ruolo. Perché essendo coinvolti anche se indirettamente in questo conflitto abbiamo titolo per esprimerci sulla ragionevolezza delle condizioni che pone Zelensky".

Le parole di Conte, che suonano quasi come una rottura, sono state fortemente stigmatizzate da Enrico Letta, che sempre a Piazzapulita ha voluto ricordare al suo ex alleato che "in questo momento sono fondamentali le posizioni comuni, sia in Italia sia a livello europeo. Io ho incontrato Conte, abbiamo parlato, abbiamo punti di intesa e punti su cui ci sono differenze, ma dobbiamo decidere insieme con la maggioranza che sostiene il governo". Poi ha concluso: "Se Draghi ha una maggioranza unita che lo sostiene è in grado dire le cose importanti che ha detto in Usa e poi di fare il resto. E lo dobbiamo fare insieme come europei altrimenti facciamo il gioco di Putin, ci dividiamo, ed è la cosa peggiore da fare".

Nel frattempo Mario Draghi si prepara all'informativa a palazzo Chigi e al confronto in Aula che sarà molto caldo. Dagli Usa, Draghi ha ribadito il supporto all'Ucraina anche con l'invio di armi, un supporto che "ha ricevuto ampio sostegno dal nostro Parlamento". Ma il premier ha anche sottolineato che la prima cosa da fare in Europa è razionalizzare le spese militari prima di qualsiasi altro ragionamento di aumenti.

Un concetto non nuovo per il presidente del Consiglio ma che è stato letto da alcuni come una mano tesa al fronte pacifista. Non solo.

Nel discorso al Cdm il premier ha insistito molto sul concetto di pace: ai fini dei negoziati i contatti devono essere riavviati, intensificati a tutti i livelli, con la capacità non di dimenticare, perché "impossibile", ma di "guardare al futuro".

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