I temi ignorati dal governo da quando è iniziata la crisi della maggioranza giallo rossa bussano alla porta e pretendono le attenzioni che il Conte II sembra non essere in grado di dedicargli. La maggioranza si è divisa sul nuovo stop ai licenziamenti.
Da Confindustria è arrivato l'invito a limitare la proroga allo alle attività economiche chiuse, a patto che siano coperte da ammortizzatori e sospensione degli adempimenti fiscali. Ma di permettere le ristrutturazioni aziendali alle aziende in attività. La maggioranza ha difficoltà a dare risposte univoche, visto che Pd e M5s sono divisi sulla ricetta da adottare. Misura limitata alle imprese che utilizzano la Cassa integrazione straordinaria, secondo i dem. Oppure, blocco per tutti fino al 30 giugno, nella versione pentastellata. Tema divisivo quanto la giustizia ma più insidioso, visto che divide lo zoccolo duro della coalizione, con i dem (e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri) più vicini alle posizioni dei datori.
Oggi dovrebbe riprendere il confronto sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Si parte dai sindacati, poi toccherà alle imprese. Il governo Conte non è in grado di prendere impegni su un tema così complesso. Le parti sociali sembrano non farsi troppe illusioni. Mantenere l'esistente, in termini di aiuti e sussidi, sarebbe già abbastanza.
L'esecutivo sostiene di avere mantenuto il livello di occupazione. Gli ultimi dati dell'osservatorio Inps danno conto di 662mila posti di lavoro persi dopo la mini ripresa estiva. Il Pil del 2020 si attesterà su una perdita tra i 9 e i 10 punti percentuali, mentre è lo stesso esecutivo a dirsi scettico sul rimbalzo atteso nel 2021: tra il 4 e il 6 per cento, secondo le stime. Ma se le chiusure dovessero proseguire e i primi trimestri dell'anno in corso dovessero essere in recessione, non è escluso un altro segno meno.
Indecisioni fatali in questa fase. Il conto della crisi è ancora in larga parte sconosciuto. Dalle elaborazioni degli osservatori e delle categorie emergono di volta in volta altri dettagli. Nessuno positivo.
Ieri è stata la volta di Confesercenti, che ha fatto un bilancio, totalmente negativo, dei saldi invernali. Il calo rispetto all'anno scorso, poco prima che la pandemia si manifestasse in Italia, si attesta tra -30% e -40%. Punte tra il -60 e -70% nelle grandi vie dello shopping a Roma e Milano.
Perdite anche per il settore della ristorazione e per tutta la filiera alimentare. Sono oltre 291mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi costretti a stare chiusi nella nuova mappa delle regioni rosse e arancioni per l'emergenza Covid, ha calcolato Coldiretti. Sono chiusi «più di otto locali su dieci (81%) presenti in Italia fra bar, ristoranti, delle pizzerie e agriturismi, con un drammatico impatto su economia ed occupazione».
Il conto delle perdite per il turismo è peggiore delle previsioni.
Nel 2020 nelle strutture ricettive italiane sono mancati 83,6 milioni di pernottamenti di turisti italiani e ben 157,1 milioni di turisti stranieri, producendo una perdita di oltre 32,5 miliardi di euro. La prospettiva è di una ripresa tra due o tre anni. Per le aziende che riusciranno a resistere.
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