L'intelligenza artificiale, le fake news, ma soprattutto il rapporto tra etica e scienza, Dio e Galileo, l'illusione di essere senza limiti. L'arcivescovo e pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, pubblica il volume «L'albero della scienza» (ed. San Paolo, pp.221, euro 25) guardando alle sfide, ai pericoli ma anche ai benefici che possono derivare dalle nuove conquiste della scienza e della tecnologia.
Dio e/o Galileo? Da questa domanda inizia il suo lavoro. Che messaggio vuole trasmettere?
«Il libro pensa soprattutto alle domande che vengono poste dalle nuove generazioni. Non dimentichiamo che chi oggi ha 25 anni vive inserito all'interno della cultura digitale. E noi solo adesso sentiamo parlare di intelligenza artificiale, di fake news. Questo però è un problema che si pone dinnanzi a una cultura che poco alla volta sta estendendo sempre di più la sua presenza tanto da diventare veramente per la prima volta una cultura globale. Sorgono tante domande e il libro si muove nella attualità del rapporto fede e scienza, cercando di dare una risposta su che cosa è la fede, cosa la scienza, chi è Dio e se tra scienza e fede c'è possibilità di dialogo, ma anche se uno scienziato debba necessariamente essere ateo, cosa non vera».
Come si deve porre la Chiesa di fronte al tema dell'Intelligenza artificiale?
«Io cerco di analizzare la problematica sviluppando soprattutto alcune tematiche che portano a identificare le grandi questioni che l'intelligenza artificiale pone, prima fra tutte quella della memoria. Internet ha una memoria passiva perché raccoglie i dati, li elabora ma lo fa in maniera automatica; la memoria dell'uomo invece è una memoria attiva, è una memoria creativa. Chi è l'uomo del XXI secolo, davanti al progresso della scienza, della tecnica e al suo confronto con la macchina e con l'intelligenza artificiale?»
Quali i vantaggi e quali i rischi dell'IA?
«Certamente ci sono i progressi nella medicina, questo è indubbio ed è anche un bene. Il grande limite è l'utilizzo dell'intelligenza artificiale per controllare ad esempio il lavoro delle persone. C'è il rischio che la macchina prenda il posto dell'uomo e l'uomo quello della macchina. Si sono invertite le posizioni, diamo più sicurezza alla macchina che non all'intelligenza dell'uomo. Questo è un pericolo».
In cosa porre attenzione?
«Credo ci sia una duplice sfida. La prima è antropologica: quale libertà avrà l'uomo nell'epoca dell'intelligenza artificiale? Capire come l'intelligenza artificiale possa entrare nella determinazione del voto delle persone, della scelta negli acquisti, dei gusti. La seconda sfida è la ricerca della verità. Se la macchina elabora tutto ciò che gli viene messo all'interno tramite una chat bot, dove è la libertà critica dell'essere umano nel produrre un pensiero? Non esiste più».
Il documento del Vaticano sulla dignità umana identifica per la prima volta il termine «violenza digitale».
«Credo che sia importante avere l'obiettivo del pensiero cristiano cioè
il bene comune, che è il principio che muove la dottrina sociale della chiesa. Confrontarsi con la ricerca scientifica diventa così dialogo ma soprattutto capacità della persona di non essere schiacciata dalla macchina».
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