«Che piaccia o meno, io sono un mujaheddin di Allah nello Stato Islamico, l'Isis. Viviamo e moriamo per la nostra religione. Ho ucciso tre svedesi. Incontrerò Allah e il profeta con gioia». In un farneticante video-messaggio diffuso ieri sera su Facebook, Slayem Slouma, un radicalizzato residente a Bruxelles ma di origini magrebine, ha rivendicato l'assassinio di tre cittadini svedesi (ma le vittime potrebbero essere addirittura 4) nella capitale. Bruxelles torna a tremare dopo gli attentati di sette anni fa, all'aeroporto di Zaventem e alla stazione della metropolitana di Maelbeek (38 morti e 340 feriti). Classe 1978, la polizia lo ha identificato come Abdesalem L., un tunisino richiedente asilo dal 2019.
Erano circa le 19.15 quando ha iniziato a inseguire le persone che transitavano all'incrocio tra Saincteletteplein, Ieperlaan e Nende Linielaan, non molto distante dalla stazione di Bruxelles nord, imbracciando un mitragliatore (forse un kalashnikov). Al grido «Allah akbar» ha iniziato a esplodere colpi, ferendo mortalmente prima due persone che si stavano rifugiando nell'androne di un palazzo, e uccidendone una terza a ridosso di un taxi. Tutte e tre le vittime indossavano la maglia della nazionale di calcio svedese e si stavano recando allo stadio Re Baldovino per assistere alla sfida tra il Belgio e la loro squadra.
L'attentatore, che indossava un paio di pantaloni scuri e un giubbotto catarifrangente arancione, è poi salito in sella a uno scooter facendo perdere le proprie tracce. Poco dopo ha postato il video per rivendicare il gesto, parlando di Isis. Ma già nelle ore precedenti, con il volto coperto da una kefiah e una t-shirt della squadra olandese di calcio dell'Ajax, delirava sull'uccisione di un bambino musulmano trucidato a Chicago, spiegando che se fosse stato cristiano «lo avremmo chiamato terrorismo e non crimine brutale».
Pascal Bensteaded, un cameriere che lavora a pochi passi dall'assalto racconta ai media che «quando sono arrivato sul luogo dell'incidente, non riuscivo a credere ai miei occhi. Ho visto due uomini che giacevano senza vita a terra in una pozza di sangue. Ero completamente sotto choc. A dieci metri di distanza c'era un'auto nera con tre fori di proiettile», continua. «C'erano due uomini in quell'auto. Uno di loro era morto. L'altro era ancora vivo, ma coperto di sangue».
La zona è stata transennata e i servizi di emergenza si sono riversati in massa nell'area per prestare soccorso a parecchie persone in stato di choc. I servizi di sicurezza e i membri del governo federale si sono invece riuniti nel centro di crisi per valutare i dettagli dell'atto terroristico. Sul luogo dell'eccidio sono arrivati anche il ministro degli Interni Annelies Verlinden e quello della Giustizia Vincent Van Quickenborne. «Abbiamo analizzato il filmato - ha raccontato la ministra Verlinden - credo che ci siano pochi dubbi sulla matrice». Il governo locale ha deciso di alzare a 4 l'allerta terrorismo, inviando polizia e uomini dell'esercito a presidiare la partita di calcio allo stadio Re Baldovino, poi sospesa per ragioni di sicurezza e a chiudere le stazioni della metropolitana Heysel.
A quanto si apprende da fonti investigative, l'attentatore avrebbe soggiornato negli scorsi anni a Bologna. Oggi gli inquirenti faranno il punto della situazione. Nel frattempo il ministro dell'Interno francese Gérald Darmanin, ha disposto un rafforzamento dei confini.
Il jihadismo prende nuovamente di mira il Belgio, dove in particolar modo nei quartieri di Molenbeek-Saint-Jean e Schaerbeek (qui è domiciliato il jihadista) risiedono ancora lupi solitari e cellule dormienti mai del tutto sgominate dalle forze dell'ordine.
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