Grillo condannato per il video choc: ondata di proteste da pm e vittime

Il procuratore Vaccaro: "Fisiologico denunciare gli abusi anche tempo dopo". Andreola (probiviro M5s): io donna in imbarazzo per il video

Grillo condannato per il video choc: ondata di proteste da pm e vittime

Ci sono Marco Travaglio e Vittorio Feltri che stanno con il padre. E la sua palese disperazione. «Quando inizia la caccia alle streghe - afferma il sempre provocatorio Feltri ai microfoni di Ore14 - io sto con le streghe». Il direttore del Fatto Quotidiano invece se la prende con quelli che puntano «il ditino» accusatore. È l'umana comprensione per Beppe Grillo, padre alle prese con una vicenda terribile. Ma il video del leader 5 Stelle mette d'accordo un po' tutti e ritorna indietro, al mittente, come un boomerang. Troppe parole scomposte e fuori bersaglio che accendono critiche durissime e un coro di reazioni sdegnate in difesa di chi, fino a prova contraria, è la vittima di un crimine odioso.

E invece per Grillo senior la denuncia dopo otto giorni, in qualche modo a scoppio ritardato, dimostrerebbe che la giovane era consenziente. E del resto era andata a fare surf dopo quell'esperienza agghiacciante.

«Nella mia lunga esperienza - spiega all'Adnkronos Laura Vaccaro, procuratore aggiunto a Palermo e coordinatrice del Dipartimento per le fasce deboli - ho conosciuto donne che hanno avuto bisogno anche di anni per riconoscere a se stesse, e poi a un magistrato, di essere vittime di un abuso, di una violenza, in ambito familiare o subiti da un amico».

Insomma, otto giorni potrebbero persino essere un tempo breve per portare a galla una lacerazione così profonda e devastante. Anzi: «Le vittime - aggiunge Vaccaro che da vent'anni si occupa di storie incandescenti - provano sensi di colpa. Perché magari avevano bevuto o indossavano abiti succinti. Non solo è così, ma direi che è assolutamente normale. Fisiologico. Il senso di colpa - insiste Vaccaro - accompagna la violenza subito dopo aver accettato un invito». Proprio come in questa storia ambientata nella villa di famiglia, a Porto Cervo in Costa Smeralda.

Insomma, la dinamica coincide purtroppo, almeno in prima battuta, con quella di tante altre violenze che non hanno conquistato le prime pagine e le tv.

Tutti, dai politici agli operatori del diritto, sottolineano il passo falso compiuto da Grillo con quell'apparizione in rete. «Lo spettacolo del dolore - ribattono i genitori della ragazza - è una farsa ripugnante». Quelle immagini mancano di rispetto, di dignità, di pietà. Sulla stessa linea la ministra della famiglia Elena Bonetti, davanti alle telecamere di Sky: «Sul video credo sia da condannare ogni forma di stereotipo che scredita le donne».

Raffaella Andreola, componente del collegio dei probiviri 5 Stelle, è altrettanto tranchant: «Sono in imbarazzo per quanto ho visto in quel video». Un documento che l'avvocato Giulia Bongiorno, legale della parte offesa, vuole portare alla procura di Tempio Pausania.

Tutti contro Grillo, dunque. E contro quel discorso dettato dal cuore, ma costruito in modo approssimativo e grossolano.

Anche i riferimenti alle mancate manette paiono evanescenti. «Per questo reato - spiega Valerio de Gioia, giudice a Roma che nel 2019 con Gian Ettore Gassani ha scritto per La Tribuna il libro Codice rosso - l'arresto scatta quando si è colti in flagranza, o quasi. Qui la denuncia arriva dopo e francamente le misure cautelari non stavano in piedi.

Anzi, l'arresto o gli arresti, oltretutto con ragazzi incensurati, sarebbero stati un'inaccettabile forzatura. Anche i tempi dell'inchiesta - è la conclusione del magistrato - mi paiono in linea con i casi di cui mi occupo al tribunale di Roma».

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