La guerra al canone Rai

Si riapre in parlamento lo scontro sull'odiata tassa. La Lega annuncia lo sciopero: "Non pagheremo un euro alla Rai"

La guerra al canone Rai

Si è aperta la guerra "del" canone. O meglio: "al" canone. Mentre il governo Renzi studia il modo migliore per infilare l'imposta nella bolletta elettrica, in parlamento si consuma un durissimo scontro tra chi accusa la Rai di "aggredire e vessare" il contribuente e chi, invece, vorrebbe addirittura far pagare l'imposta a chi non ha il televisore. Intanto la Lega Nord lancia lo sciopero del canone. "Non abbiamo intenzione di versare imposte a un’emittente che oggi è il megafono di uno Stato ladro - ha annunciato Davide Caparini - la nostra è legittima obiezione fiscale".

La mozione dei deputati di Scelta civica denuncia che negli ultimi anni si è manifestato "un atteggiamento spesso eccessivamente aggressivo e vessatorio della Rai nella gestione e nella riscossione del canone Rai, riconducibile anche alle difficoltà economiche in cui versa la società". "L'obbligo di pagamento del canone Rai - si legge - discende da un vecchissimo decreto regio del 1938, una norma anacronistica che purtroppo ha resistito a qualsiasi attività di semplificazione e di rivisitazione dei tributi in senso liberale e che impone il pagamento dell’imposta a chiunque detenga uno o più apparecchi o altri dispositivi atti o adattabili alla ricezione delle diffusioni radiofoniche e televisive". A fare da contraltare c'è la mozione dei deputati piddì che difendono a spada tratta l'invisa imposta sulla tivù di Stato. Secondo i parlamentari dem, permangono infatti "tutti i presupposti giuridici" che di fatto legittimano la conformità del canone. Un vero e proprio scontro, dunque, che mette in antitesi due diversi modi di concepire il canone Rai.

Oltre al nuovo assalto del governo Renzi, a riportare il canone sul banco degli imputati sono state le denunce di molti abbonati che, pur avendo proceduto alla richiesta di disdetta o esenzione, hanno segnalato procedure vessatorie da parte della Rai che talora sembra rispondere con diffide e ingiunzioni di pagamento. A giugno, in diverse parti d’Italia, milioni di titolari di partite Iva, attività commerciali, studi professionali e vari tipi di impresa, hanno ricevuto un bollettino Rai con la richiesta del pagamento del cosiddetto "canone speciale", nonostante sia dovuto esclusivamente dalle attività professionali che consentono l’utilizzo del televisore ai clienti all’interno dei propri locali, come alberghi e ristoranti. A per protestare contro questo, la Lega Nord ha annunciato lo sciopero del canone. Una misura estrema già battuta in passato dai lumbard, ma che ora rischia di essere un colpo senza precedenti per le casse di viale Mazzini. Questa mattina, a Montecitorio, è stato Caparini a rilanciare la battaglia contro "quella che è un’autentica imposta di possesso, inadeguata e iniqua e, per giunta, nata quando le televisioni neanche esistevano". Non solo. In una mozione presentata oggi il Carroccio ha sollecitato l'emittente pubblica a "rimborsare chi ha dichiarato di voler suggellare la tv" e a "interrompere le richieste di pagamento che ancora sono pretese da chi ha dato disdetta". Caparini ha accusato apertamente i vertici di viale Mazzini di aver "rastrellato" 1,7 miliardi di euro con "metodi spesso fraudolenti" per "pagare le inefficienze di mamma-Rai".

"Oggi - conclude Caparini - il vero servizio pubblico è offerto dalle emittenti e dalle testate locali, che stanno chiudendo, mentre la Rai continua ad essere ingrassata dalle risorse pubbliche, nonostante di pubblico abbia ben poco".

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