
«Non è una riforma, non la voteremo». Matteo Renzi rompe la fragile tregua sulla giustizia, faticosamente costruita in queste settimane dalla Guardasigilli Marta Cartabia, e dice no all'accordo di maggioranza sulle nuove regole per il Csm.
«Siamo gli unici che non voteranno a favore: Lega e Pd, grillini e Forza Italia hanno trovato un compromesso. Voglio essere molto chiaro: l'azione di Bonafede era dannosa, quella di Cartabia è semplicemente inutile. Dunque, un grande passo avanti», dice l'ex premier. Ma accusa: «Il vero problema dello strapotere delle correnti e del fatto che in magistratura chi sbaglia non paga mai non si risolve. Le correnti continueranno a fare il bello e cattivo tempo nel Csm: peccato, una occasione persa. Un pannicello caldo».
Per la stabilità dell'esecutivo, già alle prese con la guerriglia anti-catasto della destra, è un nuovo scossone. Preceduto ieri da uno scontro diretto tra lo stesso Renzi e la Cartabia: quando la ministra ha ipotizzato un emendamento per alzare l'età della pensione per i magistrati da 70 anni a 72, Italia viva è insorta. «Se lo fate esco dal governo», minaccia l'ex premier, che proprio con il suo governo aveva fatto scendere il limite dai 75 ai 70 anni, per favorire il rinnovamento negli incarichi di vertice. E Renzi arringa i suoi parlamentari: «A rialzare l'età del ritiro ci ha già provato Alfonso Bonafede ai suoi tempi, per consentire a Pier Camillo Davigo di restare in carica. Fu uno scandalo, ma non è che se lo fa la Cartabia per favorire Giovanni Salvi diventi meno scandaloso». Il sospetto, avallato dall'ex premier, è che si tratti infatti di un emendamento ad personam, «ispirato» dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi per tenere al proprio posto lui e il primo presidente Pietro Curzio. I renziani avvertono Palazzo Chigi: si tratterebbe di una modifica «inaccettabile» per loro. E a quel punto, dicono, invece di astenersi sul «pannicello caldo», senza creare grossi problemi al governo, Iv sarebbe pronta a votare contro l'intera riforma, e a dar battaglia in aula «fino all'ostruzionismo». Sulla questione pensioni la discussione interna alla maggioranza si infiamma, con Pd e M5s pronti ad appoggiare l'emendamento e Fi, Lega e Iv sul piede di guerra. Tanto che alla fine, dopo un fitto giro di telefonate tra partiti, Largo Arenula e Presidenza del Consiglio, è stato lo stesso Mario Draghi, ieri pomeriggio, a imporre il dietro front.
L'emendamento sull'età pensionabile sparisce dal tavolo: «Era solo una delle ipotesi in campo», dicono dal ministero. Intanto l'opposizione di Iv alla riforma viene duramente attaccata da Carlo Calenda: «Fate le persone serie: è la magistratura a volerla affossare».
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