Guerra sui posti in lista e doppio mandato. Un'altra fuga dal M5s

Una deputata passa a Iv, altri potrebbero seguirla. Conte si giustifica: "Ci siamo difesi"

Guerra sui posti in lista e doppio mandato. Un'altra fuga dal M5s

S campata la figuraccia di una scissione in Aula, il futuro comunque ha le sembianze di un grande punto interrogativo. Beppe Grillo e Giuseppe Conte fanno professione di unità, ma è evidente che i problemi del M5s non sono stati risolti con un tratto di penna. Dalla guerra per un posto in lista al nodo del doppio mandato. Dalla linea politica da tenere in campagna elettorale alla lotta per la leadership. Il M5s è una pentola a pressione. Tanto per cambiare, la giornata comincia con un'assemblea. Conte prende la parola davanti ai deputati per scaricare le responsabilità della crisi e ribadire quanto già detto mercoledì dopo il voto di fiducia in Senato. «Abbiamo sempre dovuto giocare in difesa, perché tante altre forze politiche attaccavano le nostre misure», parte la litania delle scuse. Nell'elenco delle lamentazioni l'avvocato nasconde anche una notizia. «Anche se eravamo propensi a dare l'appoggio esterno, ieri nemmeno questo è stato possibile», continua l'ex premier. Ma parla davanti a una platea, quella dei deputati, che non crede fino in fondo alle sue parole. Tra i governisti il mantra è simile a quello che circola tra i dimaiani: «Conte voleva il voto anticipato e ha deciso di strappare da mesi, da quando si è chiuso con il suo cerchio magico». «Puntavamo sull'appoggio esterno, c'erano state anche interlocuzioni in questa direzione», insiste l'avvocato. E ancora: «Ieri ci sono stati toni di disprezzo verso di noi, ci è sembrato più coerente togliere il disturbo piuttosto che votare contro». Poi la lista delle mancate aperture: Superbonus, reddito di cittadinanza, salario minimo.

Il capogruppo Davide Crippa, che era già pronto alla scissione, non molla. «Chi la pensava diversamente è stato attaccato, demonizzato, trattato con ferocia. È stato vergognoso, eppure fino a ieri pomeriggio tutte le opzioni erano sul tavolo», dice a proposito delle assemblee infuocate in cui i governisti sono stati messi alla gogna. L'antipasto della battaglia per i posti in lista. «In quelle assemblee ci attaccavano perché volevano mostrarsi più contiani di Conte, nella speranza di essere candidati», denuncia un parlamentare che avrebbe votato la fiducia. Intanto la deputata Maria Soave Alemanno annuncia il suo passaggio a Italia Viva. Sfumata la scissione, in tanti potrebbero seguirla, dato che le speranze di ricandidatura sono ridotte al lumicino. C'è chi guarda a Di Maio, chi al Pd e chi a Fratelli d'Italia. Un mezzo favore a Conte che punta a riempire le liste di fedelissimi ma deve fare i conti con i suoi uomini che saranno stoppati dalla regola del doppio mandato, tra tutti Paola Taverna. Mentre nei gruppi c'è chi chiede a Conte di ricucire con il Pd per recuperare qualche collegio. Però si fa vivo Beppe Grillo. «Draghi alla fine ci ha fatto del male», avrebbe detto il Garante, sostenendo la linea di Conte. «A queste condizioni non aveva più senso restare» dice il fondatore.

Che, secondo i maligni, sarebbe pronto ad affidare un ruolo di primo piano ad Alessandro Di Battista e Virginia Raggi forse già dalla prossima campagna elettorale. E da fuori Di Maio attacca Conte che «ha affondato le riforme per opportunismo elettorale». «Porteremo avanti l'agenda Draghi, io non andrò con chi ha fatto cadere questo governo», conclude il leader di Ipf.

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