Il gup anti Salvini si fa aprire il locale

Le "Iene" sul giudice del caso Gregoretti: al ristorante in barba ai divieti anti Covid

Il gup anti Salvini si fa aprire il locale

La legge sarà uguale per tutti, il lockdown non proprio. Chiedere delucidazioni a Nunzio Sarpietro, magistrato catanese salito alla ribalta in quanto giudice per l'udienza preliminare del caso Gregoretti, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per il leader leghista Matteo Salvini. Il giudice ha già interrogato lo stesso ex ministro dell'Interno, l'ex titolare del Mit Danilo Toninelli e l'ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, per poi sbarcare, lo scorso 28 gennaio, a Roma, destinazione Palazzo Chigi, dove ha raccolto la testimonianza di Giuseppe Conte, alle prese in quei giorni con la crisi di governo. E appena lasciati gli uffici dell'ormai ex premier, Sarpietro, dopo aver osservato in una improvvisata conferenza stampa che «Giuseppi» a suo modo di vedere «rappresenta bene il Paese», ha pensato di farsi beffe proprio dei Dpcm firmati dal «suo» testimone. Facendosi portare in uno storico ristorante di pesce di via Valenziani, dove lo attendevano sua figlia e il fidanzato della ragazza. Un tavolo per tre, champagne, crudo di pesce e spaghetti con le telline. Peccato che fino al primo febbraio il Lazio era «zona arancione» e, come il resto degli italiani sa bene, in zona arancione i ristoranti potevano aprire solo per l'asporto, senza eccezioni. Anzi, con almeno un'eccezione, come hanno testimoniato le Iene, inseguendo Sarpietro per le strade di Roma e facendo «irruzione» nel locale pizzicando il gup siciliano e i suoi due ospiti seduti intorno a una tavola imbandita. Sarpietro non si è nemmeno troppo scomposto. Al microfono di Filippo Roma che gli contestava la flagranza di violazione delle normative anti-covid, il magistrato ha replicato: «Guardi, io sto qua con mia figlia, nell'unico posto in cui potevo stare con lei un momento tranquillo, e non c'è problema». Facendo spallucce alle obiezioni della «iena» Roma sull'inopportunità di pranzare seduti a tavola quando in tutto il resto del Paese si rispettava la chiusura dei ristoranti. «Che le devo dire - ha sospirato - io devo vedere mia figlia e non avevo altro da fare. Io sono in zona rossa in Sicilia, non vado a pranzo fuori da una vita e sono un povero disgraziato che non riesce a vedere tantissimi amici, che tra l'altro ho perso con la pandemia». Aggiungendo che «è molto importante rispettare la normativa anticovid, e infatti io la sto rispettando». Punzecchiato dall'inviato delle Iene, Sarpietro ha concesso: «Va bene, mi sono meritato qualche premio particolare, no?». Per poi dire di essere pronto a «pagare una contravvenzione» per un comportamento sicuramente «sbagliato», ma che «non porta nessun tipo di problema su come uno fa il magistrato». Insomma, «la legge è una cosa sacra», ha chiosato Sarpietro, spiegando che però lui ha solo violato «un regolamento», che è «un elemento ulteriore e successivo». Insomma, le cose gravi, ha tagliato corto, «sono ben altre». Ad essersi preoccupato di più per il blitz delle Iene è stato il proprietario del ristorante, che ha ammesso di aver avuto la richiesta di un tavolo per tre per «una proposta di matrimonio», e si è detto molto preoccupato di ritrovarsi multato «per 4000 euro» a causa di un pranzo «da 200 euro».

Anche per Sarpietro l'apertura «straordinaria» è merito della figlia: «Probabilmente hanno fatto sta cortesia che c'è mia figlia, hanno aperto e basta, ma non per me, non c'è niente di drammatico», ha spiegato, impassibile e sorridente. Chissà se, per usare la sua stessa definizione dell'ex premier, anche lui pensa di «rappresentare bene il Paese».

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