I 5 Stelle si sfasciano sul Mes. E Grillo demolisce Di Battista

Dibba torna in tv e chiede un congresso, il Garante lo sconfessa. E sul sì al Salva Stati regna ancora il caos

I 5 Stelle si sfasciano sul Mes. E Grillo demolisce Di Battista

È la domenica bestiale del grillismo. Succede che il maestro scarica l'allievo, i fondatori quasi non si parlano più e la scissione si materializza sotto gli occhi dei cronisti con il botta e risposta che non ti aspetti. Mancano una decina di minuti alle cinque del pomeriggio quando Beppe Grillo scrive un tweet che non passa inosservato. Stavolta il bersaglio è chiaro, Alessandro Di Battista. «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo pensavo di aver visto tutto... ma ecco l'assemblea costituente delle anime del Movimento - dice il Garante - ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film Il giorno della marmotta». E la giovane marmotta è Dibba, che qualche ora prima a Mezz'ora in più su Rai 3 aveva detto: «Chiedo il prima possibile un congresso, usiamo anche questa vecchia parola, o un'Assemblea costituente o gli Stati Generali del Movimento 5 Stelle per costruire un'agenda politica e vedremo chi vincerà». E su Conte: «Se vuole guidare il M5s si deve iscrivere al M5s e al prossimo congresso, chiamiamolo così, deve farsi eleggere». Si tratta, riflettono nel Movimento, dell'ufficializzazione della prima candidatura come successore di Di Maio. Che fa il paio con le dichiarazioni di Davide Casaleggio sul rispetto delle regole, in primis il limite dei due mandati, e le perplessità del ramo «milanese» sull'asse Conte-Grillo-Fico che continua a spingere per il rafforzamento dell'alleanza con il Pd. In mezzo c'è il ministro degli Esteri. L'ex leader, in questa fase, è più vicino alle istanze di Grillo, ma non vuole consegnarsi mani e piedi ai dem. E anzi ha spinto per la corsa solitaria nella sua Campania e sta lavorando per la ricandidatura di Virginia Raggi e Chiara Appendino. Ma la notizia è l'isolamento di Casaleggio e Dibba.

L'accerchiamento della «corrente Rousseau» può svelare le prossime mosse di un Grillo tornato a guidare la sua creatura. Con lo scopo di raggiungere un patto con l'area vicina a Di Maio per individuare un nuovo leader, collegiale o capo politico, e abbandonare Di Battista al proprio destino. Un accordo che servirà a impedire le fughe in avanti di chi continua a lavorare al «partito di Conte» e che dovrà però passare attraverso le forche caudine del Mes. Sabato sono circolate voci di un premier pronto ad usufruire dello strumento europeo a luglio, insieme a Spagna e Portogallo, dopo aver portato a casa il Recovery Fund, in modo da scongiurare «la spaccatura nel Movimento». La mossa sarà concordata con Di Maio. Che però smentisce, con una nota del suo Staff: «Non è mai stato affrontato il tema Mes in ambito governativo alla presenza del ministro Di Maio che continua a considerarlo uno strumento anacronistico e inadeguato». Una precisazione mirata a blandire i gruppi parlamentari, dove ancora ci sono delle voci molto critiche. Di Battista torna a picconare proprio sul Mes: «Sono contrario perché si aggancia a un vincolo esterno che non fa l'interesse nazionale». Non tarda ad arrivare la replica di Di Battista a Grillo: «Ho fatto proposte e preso posizioni chiare. Si può legittimamente non essere d'accordo. Lo si dica chiaramente spiegando il perché». Alcuni parlamentari (Giulia Grillo, Barbara Lezzi, Dalila Nesci) lo appoggiano. Con loro l'europarlamentare Ignazio Corrao.

Ma lui dice di non volere prebende: «Di ruoli e poltrone non mi interessa nulla, sto solo lavorando, da cittadino, a proposte su proposte».

Tra i parlamentari, qualcuno immagina persino una scissione. E ripesca una vecchia citazione di Piero Fassino riferita a Grillo: «Di Battista e Casaleggio si facciano un partito, vediamo quanti voti prendono...».

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