I diritti umani a senso unico. Rapiti, ultimatum degli Usa ad Hamas

I jihadisti minacciano di denunciare anche Blinken. Trump: "Liberateli entro il 20 o sarà l'inferno"

I diritti umani a senso unico. Rapiti, ultimatum degli Usa ad Hamas
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L'espressione «diritti umani» dovrebbe caratterizzare i nostri tempi, riflettere la ricostruzione faticosa della democrazia successiva alla seconda guerra mondiale: ma frana sul rovesciamento della loro percezione e del loro uso. La cultura woke che fa del mondo uno scontro fra oppressi e oppressori, mettendo in quest'ultima categoria la storia democratica occidentale, ha prodotto folle di attivisti di regimi e organizzazioni che praticano il terrorismo e discriminano fino alla morte donne e gay. Invadono, come è accaduto ieri, un ospedale di New York, chiedendo l'espulsione dei malati ebrei «sionisti». Un Paese, l'Iran, che esegue in un anno 900 condanne a morte fra cui donne per la loro libertà, giovani perché gay, dissidenti, doveva essere considerato terrorista, come l'organizzazione, Hamas, che ha decapitato la metà dei 1.200 trucidati. Adesso il mondo è rovesciato.

L'Iran è accolto in Vaticano e condanna Netanyahu, insieme al Papa. Hamas ha annunciato di voler denunciare Blinken, il segretario di Stato americano, per crimini di guerra. La minaccia sembra inconsulta, la sua procedura non sembra aver futuro, ma il precedente sono i tribunali internazionali che hanno reso l'accusa, unita all'altra ancora più paradossale di genocidio, la peggiore persecuzione verso Israele: dopo aver portato alla minaccia di arresto al primo ministro e dell'ex ministro della Difesa Gallant. I crimini di guerra, il genocidio, sono col termine «occupazione» l'altro polo dell'odio antiebraico: i media ne sono pieni, persino il Vaticano ne fa uso. I giovani israeliani, costretti a servire tre anni perché il loro Paese è sempre sotto attacco, hanno sempre guardato al momento in cui un viaggio liberatorio nel mondo li rimette nel ciclo della vita. È un inno nazionale alla libertà. Ma ora, poiché hanno partecipato alla guerra di sopravvivenza a Gaza, in cui anche in questi ultimi giorni tre ragazzi (398 in totale) hanno perso la vita Sri lanka, Thailandia, Francia, Belgio, Olanda, Serbia, Irlanda, Cipro e Sudafrica sono alla ricerca di elementi che consentano di bloccare un israeliano in vacanza. Ebreo, discolpati, come sempre nella storia. Chi cerca le prove sui siti e nelle biografie è Diab Abu Jahjia, libanese, la sua Hind Rajab Foundation lavora a mettere in piedi azioni legali. Sua è la Arab European League, fondata nel 2003; affiliato a Hezbollah, la sua è una «fondazione araba nazionalista che vive l'Islam come fonte di ispirazione». Fra le sue esternazioni «il pensiero della morte di un soldato americano, inglese, olandese, è come una vittoria»; l'11 settembre è stato «una dolce vendetta». Il suo socio Hassoun ha scritto su Facebook che Hamas avrebbe dovuto prendere più ostaggi e che Hamas non ha invaso Israele il 7 ottobre, era solo tornato a casa reclamando le sue proprietà. Questi i difensori dei diritti umani.

Quanto a Blinken, in realtà da una sua recente intervista sul New York Times si capisce che i diritti violati sono quelli di Israele a un rapporto chiaro almeno con gli alleati americani; invece testimonia Blinken, proprio nel momento più difficile, quando si stava per concludere un patto per recuperare i rapiti, gli Usa sollevavano di nuovo la loro critica contro Netanyahu, soprattutto sulla questione degli aiuti litigando con Netanyahu su Rafah, e Hamas bloccava ogni restituzione fiduciosa nell'indebolimento israeliano causato dagli Usa. Blinken si stupisce che il mondo non abbia mai esclamato con decisione che Hamas doveva arrendersi, restituire i rapiti, come fa ora il neo presidente Trump: «Rapiti a casa entro il 20 o Gaza sarà un inferno».

Ha preferito dare la colpa a Netanyahu della mancata restituzione degli ostaggi. Solo oggi Blinken dice di chi è la responsabilità. Mentre si cercano altre responsabilità da gettare addosso a Israele e Hamas seguita a sparare.

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