I migranti sbarcano a Malta. E l'Italia ne accoglierà 15

L'accordo tra Paesi Ue per distribuire i clandestini della Sea Watch. Il Viminale: i ricollocamenti sono un flop

I migranti sbarcano a Malta. E l'Italia ne accoglierà 15

«C'est fini!». L'annuncio che i 49 migranti aspettavano da prima di Natale a bordo delle due navi umanitarie Sea Watch e Sea Eye arriva verso mezzogiorno, al largo delle coste maltesi. A bordo delle imbarcazioni ong tedesche in attesa da settimane di attraccare in qualche porto sicuro dopo averli soccorsi nel Mediterraneo il 22 e il 29 dicembre, esplode la gioia incontenibile di chi ha vissuto sulla propria pelle l'ultimo estenuante braccio di ferro con l'Europa.

La soluzione per lo sbarco e per la ripartizione dei migranti arriva grazie ad un accordo trovato dai singoli paesi membri della Ue, non dalle istituzioni europee in base a intese di redistribuzione mai codificate. È il primo ministro maltese Joseph Muscat a precisarlo annunciando lo sblocco della situazione al margine di un vertice bilaterale Malta-Libia, a La Valletta, con il primo ministro libico Fayez al-Serraj. «Ogni ora che passava senza una soluzione non era un'ora di cui andavo orgoglioso», ha detto Muscat ringraziando comunque la commissione Ue per aver coordinato gli sforzi. I migranti sono stati fatti sbarcare a Malta, nonostante il premier abbia sottolineato che non erano loro «le autorità responsabili né il porto sicuro più vicino», e dovranno essere redistribuiti in otto Paesi, tra cui l'Italia, a dispetto della linea dura imposta dal ministro dell'Interno Matteo Salvini. I Paesi che contribuiranno al loro ricollocamento sono Germania e Francia (60 ciascuno), Portogallo (20), Irlanda, Lussemburgo, Olanda (6 ciascuno) e Romania (5). L'Italia non ha ancora fatto sapere quanti ne accoglierà, anche se la Ue si aspetta la disponibilità ad accettarne almeno una quindicina. Nell'accordo La Valletta ha fatto rientrare anche una parte dei 249 migranti salvati in mare alla fine di dicembre in zone sotto la responsabilità di Malta e attualmente sull'isola. In 131 verranno dislocati in altri Paesi Ue e 44, provenienti dal Bangladesh, rimpatriati. A tal proposito Muscat ha fatto notare come non abbia senso che «un meccanismo di solidarietà ad hoc venga applicato solo nel caso in cui viene negato un porto sicuro, mentre quando gli Stati membri rispettano i loro obblighi vengono ignorati».

Nel pomeriggio, dopo 19 giorni in mare allo stremo, i 49 migranti sono arrivati in porto a bordo di tre motovedette della marina militare maltese e subito portati in ospedale per essere sottoposti ad uno screening sanitario prima di poter essere trasferiti a Marsa, nel centro di prima accoglienza, da dove poi saranno smistati nei Paesi che si sono resi disponibili. Mentre alle navi Ong - alle quali non è stato concesso l'attracco perché avrebbero violato gli accordi intervenendo in un'area di competenza della Libia - è stato chiesto di lasciare le acque maltesi. «Tutti devono rispettare le regole», ha intimato il premier Muscat. Anche il commissario europeo alle migrazioni, Dimitris Avramopoulos, da Bruxelles, ha sollecitato le Ong a rispettare le regole e offerto la disponibilità della Ue a ridurre i flussi migratori, non facendo affidamento su soluzioni disorganizzate, ma «lavorando con gli stati membri per mettere in piedi disposizioni temporanee per gli sbarchi finché non verrà adottato il nuovo regolamento di Dublino».

A dimostrazione del nervosismo di Salvini per questa soluzione poco gradita, il Viminale fa filtrare i dati sui ricollocamenti sottolineando come i paesi europei ci rifilano gli immigrati ma non rispettano gli accordi.

Dei 447 migranti sbarcati a Pozzallo lo scorso luglio soltanto 129 sono stati effettivamente trasferiti. Gli altri sono ancora «parcheggiati» in Italia. Come del resto la maggior parte dei 177 giunti a bordo della nave Diciotti ad agosto.

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