Lasciamo stare la follia. La storia di Cosimo Balsamo, quella che si è conclusa con la sua morte e quella di altri due uomini, non racconta di un povero schizofrenico, o di un depresso senza futuro. La storia di Cosimo Balsamo parla dei nuovi mostri del crimine, quelli che negli Stati Uniti chiamano rampage killer, individui capaci di compiere una strage in preda a una furia omicida.
Gente come Claudio Giardiello, l'imprenditore che il 9 aprile del 2015 entrò nel tribunale di Milano uccidendo tre persone e ferendone altre due, come James Holmes, che nel luglio del 2012 si è presentato vestito da Joker in un cinema di Aurora, in Colorado, e poi ha cominciato a sparare.
Per assassini così il profilo delle vittime non sempre è importante; può infatti capitare che un bersaglio sia stato scelto perché simbolico, parte di un gruppo, anche in assenza di una conoscenza diretta tra il carnefice e il suo bersaglio.
Ma c'è un filo rosso che lega Cosimo Balsamo a Giardiello, a Holmes e a tutti gli episodi di violenza sul posto di lavoro, alle stragi a scuola e ai femminicidi: ogni caso, ogni carneficina altro non è che la punta di un iceberg, sostenuta da un sentimento comune: l'odio!
In casi come questi oltre la follia, oltre il terrore, c'è sempre l'odio, un sentimento che dura ben più a lungo di una semplice emozione come la rabbia; prende origine da una forte avversione e una profonda antipatia nei confronti dell'oggetto detestato, ma non basta: chi odia vuole distruggere, e nel farlo è convinto d'essere nel giusto, al di là di ogni legge scritta e di ogni codice morale.
Il rifiuto dell'altro è in realtà il rifiuto del loro essere; il «cattivo» ce l'hanno dentro, ma per proteggere la loro identità, è meglio spostarlo all'esterno.
Come ha lucidamente analizzato il sociologo Zygmunt Bauman, odio e paura sono vecchi quanto il mondo, e difficilmente verranno meno nel prossimo futuro; questo perché si è generato un circolo vizioso che lega paura e odio.
Odiamo perché abbiamo paura, ma la paura nasce dall'odio che avvelena la nostra esistenza; e in un perverso meccanismo di mutuo rinforzo finiamo per aver sempre più paura, e trovare sempre più bersagli cui indirizzare il nostro odio.
Odiamo quando proviamo la frustrazione di scoprire la nostra debolezza; vorremmo essere più forti, più determinati, più certi di realizzare quanto ci proponiamo, e invece ci scopriamo deboli, in balia degli eventi e di un futuro che non possiamo in alcun modo governare.
Ecco allora che ad ogni dimostrazione della nostra impotenza corrisponde un parallelo aumento della quantità d'odio.
Peccato si tratti di una passione dolorosa per chiunque, una condizione impossibile da sopportare a lungo, pena l'autodistruzione; l'unico modo di
gestirla è proiettarla all'esterno.Proprio come ha fatto Cosimo Balsamo, decidendo che l'unica ragione di tutti i suoi fallimenti avesse i nomi di Elio Pellizzari e James Nolli; per questo li ha cercati, per questo li ha uccisi.
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