
Altri 90 camion di aiuti umanitari sono entrati dal valico di Kerem Shalom, sud di Gaza, portando a circa 200 i mezzi pesanti carichi di beni di prima necessità che hanno raggiunto la Striscia. Ma nell'enclave si muore di fame o si continua a vivere al limite della sopravvivenza, con la garanzia di un pasto al giorno quando si è fortunati, uno ogni nei giorni più bui come quelli appena trascorsi. Pacchi di farina, alimenti per bambini e medicine hanno raggiunto i primi gazawi dopo 11 settimane, ha confermato la Croce Rossa, e sono stati distribuiti ai vulnerabili. «Dopo la consegna di farina ad alcuni panifici, ci aspettiamo che riparta la distribuzione del pane», ha spiegato a Reuters Amjad al-Shawa, direttore della rete delle Ong palestinesi a Gaza. E così è avvenuto, anche se in modo ancora del tutto insufficiente. Lui stesso ribadisce: «È una goccia nell'oceano». Secondo il ministero della Salute palestinese almeno 29 persone, tra anziani e bambini, sono morte negli ultimi due giorni per mancanza di cibo a Gaza. Numeri non verificabili in maniera indipendente, in assenza di giornalisti autorizzati nella Striscia. Ma numeri plausibili, alla luce della gravissima crisi. Per Save the Children 1 milione di bambini gazawi è a rischio carestia per mancanza totale o parziale di derrate alimentari. L'Unicef riferisce che 9mila bimbi sono stati trattati per malnutrizione nell'ultimo anno e decine di migliaia lo saranno. Storie tragiche che si sommano al macabro conteggio del ministero palestinese sui 16.500 piccoli uccisi nel conflitto, di cui 916 sotto l'anno di età.
La guerra continua spietata e l'offensiva israeliana sempre più massiccia. Una nuova operazione, condotta con 5 divisioni e migliaia di soldati, è scattata nella zona di Khan Younis, a Sud, per stabilire il controllo operativo dell'are, sia in superficie che nel sottosuolo, annuncia l'Idf. Sono almeno 50 le vittime dei raid di ieri e l'esercito israeliano ha ordinato le evacuazioni di 14 villaggi nel Nord della Striscia, chiedendo alla popolazione di spostarsi verso Sud, area ormai sovraffollata di civili stremati oltre il limite e carica di disperazione.
All'orizzonte sembra non esserci alcuna tregua in vista, dopo il cauto ottimismo di una settimana fa, quando il viaggio di Donald Trump in Medioriente sembrava foriero di intese e annunci decisivi anche per gli ostaggi.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha infatti richiamato da Doha, da quel Qatar teatro dei colloqui indiretti tra Hamas e Israele, anche il team tecnico che aveva deciso di lasciare sul posto dopo aver fatto rientrare la delegazione di alto livello.