Inorriditi. Le associazioni partigiane sono scandalizzate dall'accostamento fra la Resistenza e Hamas. «È terrorismo, altroché», «sono tagliagole», «è stato un pogrom anti-ebraico, altro che Resistenza».
All'estrema sinistra ci hanno provato, in questi giorni, a stabilire un paragone osceno fra i partigiani e i miliziani islamisti che hanno attaccato Israele.
Centri sociali, gruppetti di studenti in pieno abbaglio ideologico, qualche cattivo maestro, sindacalisti-parolai. Ci hanno provato anche ieri al presidio di Milano. L'obiettivo è sdoganare Hamas come «resistenza armate palestinese», con l'ovvia conseguenza di minimizzare, o giustificare, le brutali azioni di sabato.
Ma i dirigenti delle sigle resistenziali questo accostamento fra Hamas e la Resistenza la considerano più o meno una bestemmia, un oltraggio alle tradizioni che custodiscono gelosamente, diverse fra loro, a volte distanti politicamente, ma in questo caso unite senza se e senza ma: «Un accostamento del genere suscita orrore - spiega Luca Aniasi, presidente di Fiap, erede di Giustizia e Libertà - quello che abbiamo visto accadere alla festa di Re'im o al kibbutz di Be'eri ha ricordato i rastrellamenti dei ghetti e non ha nulla a che fare né con ogni, giustificata o meno, rivendicazione territoriale né con veri o presunti torti subiti a Gaza». «È sterminio genocida - scandisce Aniasi - che non può essere capito, non solo giustificato. I nostri partigiani non furono tagliagole ma combattenti per la libertà».
Durissimo sull'equazione Hamas-Resistenza anche il presidente di Anpi Milano Roberto Cenati, una voce singolare per coraggio: «È un obbrobrio. Hamas è un'organizzazione terroristica che ha nello statuto la distruzione di Israele. Altro che pace, non vogliono pace, vogliono distruggere uno Stato democratico. Stiamo parlando di tagliagole antisemiti. La resistenza sarebbe questa? Sabato abbiamo visto un vero e proprio pronto pogrom anti-ebraico con omicidi, stupri, sequestri, e deportazioni. Nefandezze orribili, da condannare con fermezza, senza esitazione. Israele ha tutto il diritto di difendersi. Vedo che qualcuno capovolge le cose. Io considero molto preoccupanti i festeggiamenti nelle piazze, ma anche i distinguo, nelle scuole e non solo. Al contrario, è il momento di fare scelte molto precise. Si deve stare dalla parte dell'umanità e della libertà».
Inconcepibile usare la categoria Resistenza, anche per Mariapia Garavaglia, presidente dell'Associazione nazionale partigiani cristiani: «Non può esserlo in alcun modo, perché è terrorismo, non guerra dichiarata per liberarsi da un oppressore, anche se ci sono antefatti storici che ci farebbero discutere e a lungo». E Roberto Tagliani, presidente della Federazione della italiana volontari della libertà, lascia pochi margini a fantasie e assurdità: «Mi pare un uso incongruo e foriero di confusione - dice - rispetto alla tragedia a cui stiamo assistendo, già molto confusa e con conseguenze drammaticamente brutali per la popolazione israeliana.
Personalmente, non lo condivido; vorrei anzi che si evitassero paragoni tra situazioni storicamente tanto diverse da non poter essere paragonabili. Non è certo un buon servizio alla resistenza fomentare questi parallelismi funambolici e inconsistenti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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