Immigrazione, ora l'Ue scommette su un nuovo piano

Presentato a Bruxelles il nuovo programma che prevede l'aumento di rimpatri volontari tra i migranti presenti senza titolo nel territorio dell'Unione Europea

Immigrazione, ora l'Ue scommette su un nuovo piano

L'Unione Europea sembra accorgersi, seppur con notevole ritardo, che esiste un serio problema relativo ai rimpatri: “La capacità di espellere è molto limitata, lo si è visto in questi anni”, ha dichiarato su IlGiornale.it il 23 febbraio scorso il docente Maurizio Ambrosini.

Un'evidenza ammessa oggi dagli stessi rappresentanti della commissione europea. La responsabile degli Affari Interni dell'Ue, Ylva Johansson, ha parlato nelle scorse ore di numeri in gradi di quantificare con certezze le difficoltà sui rimpatri: “Solo un terzo delle persone che non hanno il diritto di rimanere nell'Unione – si legge in una dichiarazione di Johansson – fa ritorno nel Paese di origine”.

Il nuovo piano di Bruxelles

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Perché adesso dalla sede della commissione europea è uscito fuori un nuovo programma volto a incentivare i rimpatri, soprattutto quelli volontari. Non una novità a dire il vero: nel piano di riforma del trattato di Dublino presentato a settembre dal presidente della commissione europea, Ursula Von Der Leyen, il termine rimpatri è stato citato 88 volte.

Dunque a Bruxelles già da mesi si prova a battere sull'acceleratore in tal senso. Con il nuovo programma si vorrebbe dare maggiore impulso a questa linea politica. A spiegarlo su Twitter è stato il vice presidente della commissione europea, Margaritis Schinas: “Stiamo costruendo un nuovo ecosistema sui rimpatri si legge nel post pubblicato sul canale socialaumentando la cooperazione con i Paesi terzi in materia di riammissione, migliorando il nostro quadro di governance, attrezzando Frontex con un nuovo mandato sui rimpatri, un nuovo coordinatore dei rimpatri dell'Ue”.

Il nodo di fondo è tradizionalmente rappresentato dalla difficoltà di stringere accordi con Paesi terzi. Questi ultimi, tra le altre cose, non hanno certo interesse a firmare intese volte a riportare indietro molti loro cittadini fuggiti in Europa. E così ecco spiegato il divario tra il numero di espulsi e quello relativo ai rimpatriati, a chi cioè è realmente tornato in patria.

Il nuovo piano Ue prevede incentivi ai rimpatri volontari: “La strategia di rimpatrio volontario e di reinserimento, presentata oggi, è un altro tassello di questo puzzle – ha proseguito Schinas – I rimpatri sono più efficaci quando sono volontari e includono autentiche opportunità di reinserimento per coloro che ne sono soggetti. Questa strategia stabilirà un approccio più uniforme e meglio coordinato tra gli Stati membri, al fine di sbloccare il loro pieno potenziale”.

Attualmente i rimpatri volontari rappresentano solo il 30% dei rimpatri totali. Una cifra esigue e molto bassa. La proposta presentata a Bruxelles dovrebbe trovare, a differenza del piano complessivo di riforma voluto da Von Der Leyen, consenso politico tra i governi dei Paesi membri.

La linea di Mario Draghi

Il governo italiano dovrebbe essere tra i più favorevoli al nuovo piano.

Lo si intuisce dal discorso tenuto dal presidente del consiglio Mario Draghi a febbraio in Senato, in occasione della discussione sulla fiducia al nuovo esecutivo: “Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale – ha dichiarato in quell'occasione il capo dell'esecutivo – accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”.

La strategia europea dei rimpatri potrebbe rappresentare uno dei pochi punti di convergenza sull'immigrazione tra Pd e Lega.

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