Inchiesta sui fatti di Pisa. Salvini difende gli agenti

I filmati degli scontri al vaglio della Procura, querele da parte dei giovani. Il vicepremier: "I poliziotti non sono torturatori, delinquente chi li tocca"

Inchiesta sui fatti di Pisa. Salvini difende gli agenti
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Dopo il duro richiamo di Mattarella e la raffica di attacchi delle opposizioni che ne è seguita, il vicepremier Matteo Salvini blinda il «suo» ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e l'immagine delle forze dell'ordine, nell'attesa che si faccia chiarezza su quanto accaduto alle manifestazioni di venerdì a Pisa e Firenze, con le immagini delle manganellate che hanno spinto il capo dello Stato Mattarella a parlare di «fallimento». «Fare il poliziotto, il carabiniere, il vigile del fuoco è un mestiere delicato, chiunque può sbagliare, ma quello che non posso accettare è la messa all'indice della polizia italiana come un corpo di biechi torturatori - ha detto Salvini - Anche perché se si va in piazza con tutti i permessi, senza insultare, sputare, spintonare, non si ha nessun tipo di problemi. Bene ha fatto Piantedosi, faremo tutti gli accertamenti del caso». «Chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere - avverte - è un delinquente».

La Procura di Pisa ha aperto un'indagine, per ora contro ignoti e senza ipotesi di reato, per verificare la catena di comando del dispositivo di ordine pubblico e chiarire chi abbia dato l'ordine di caricare il corteo studentesco a cui partecipavano anche minorenni. Oltre ai filmati girati dalla polizia scientifica contenuti in un'informativa già depositata dalla Questura, al vaglio ci sono i video circolati sui social e quelli acquisiti dai docenti del liceo di fronte al quale si sono verificati gli scontri. In queste ore potrebbero essere formalizzate le querele dei genitori dei minori feriti, si ipotizza un'azione legale collettiva per chiedere conto delle condotte tenute in piazza.

Lo stesso Piantedosi ha chiarito di essere rimasto «amareggiato» nel vedere quelle immagini, e di aver chiesto «di avere una dettagliata relazione sullo svolgimento degli eventi e su quale possibile attività di mediazione sia stata sviluppata per prevenire quegli incidenti che non fanno bene né ai manifestanti né agli operatori che erano sul campo». Per capire, insomma, se c'è stato un uso eccessivo della forza e risalire alle eventuali responsabilità della catena di comando. Non si faranno sconti su eventuali comportamenti degli agenti che verranno identificati e se necessario andranno incontro a conseguenze penali e amministrative. Ma il ministro da giorni respinge con forza la narrazione per cui ci sarebbe stata una precisa linea politica, a lui riconducibile, ad aver modificato le modalità di gestione dell'ordine pubblico, «affermarlo dimostra unicamente la volontà di strumentalizzare gli incidenti per il solo fine di screditare governo e forze dell'ordine».

Anche il centrodestra insiste sul rischio che tutte le forze dell'ordine finiscano nel mirino, al centro di una «delegittimazione» da parte della sinistra. La segretaria del Pd Elly Schlein continua a chiedere alla premier Meloni di riferire in Aula. Casini, invece, cerca di spegnere l'incendio: «Nemmeno la più accanita battaglia politica può legittimare uno scontro all'arma bianca sulla gestione dell'ordine pubblico nelle città italiane. Polemiche come queste sono autolesionistiche per tutti».

Ieri il sindacato di polizia Coisp ha scritto a Mattarella chiedendo di «non fare mancare» la vicinanza del Colle agli agenti: «Nessuno va in servizio con il desiderio di manganellare qualcuno. Le leggi impongono che una manifestazione debba circoscriversi entro certi limiti di spazio, ma a volte capita che gli agenti vengano schiacciati dai manifestanti e per non farsi calpestare respingono anche con la forza quella che in quel momento è diventata una violenza nei loro confronti e dello Stato.

È vero che Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento, ma è pur vero che stiamo assistendo al fallimento di una cultura della legalità che sta portando alcuni a ritenere che vi sia bisogno di violare le norme e i regolamenti per affermare le proprie idee».

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