Per difendere le intercettazioni bisogna che le intercettazioni siano difendibili: si può riassumere così lo spirito con cui la maggioranza si prepara ad affrontare la sfida parlamentare intorno al tema che da sempre, ciclicamente, agita il dibattito sulla giustizia. Così, soprattutto da parte di Forza Italia - con il sostegno esterno di Azione e Italia Viva - una serie di interventi legislativi puntano a garantire da un lato la piena efficacia del «Grande Orecchio» nella repressione della criminalità, e dall'altro a rafforzare la difesa dei cittadini dalle incursioni immotivate nella loro vita e dallo spiattellamento a mezzo stampa dei loro fatti privati.
Soprattutto questo secondo tema, ovvero la trascrizione e la pubblicazione di intercettazioni del tutto irrilevanti penalmente, era fin dall'inizio del suo mandato all'attenzione del ministro Carlo Nordio, che nel suo «pacchetto giustizia» ha inserito le norme apposite per mitigare il gossip giudiziario che da anni infesta le pagine dei giornali. Ma il «pacchetto» del ministro ha appena iniziato il suo iter in Commissione Giustizia al Senato, dove sono state depositate numerose proposte di emendamento, e non è prevedibile che finisca il suo percorso prima della fine dell'anno. Tempi lunghi, trattative complesse. Nordio in questa fase ha scelto di non forzare la mano, di lasciare al Parlamento le settimane necessarie per una riflessione ampia.
Ad accelerare bruscamente i tempi ha provveduto un fatto imprevisto, la sentenza della Cassazione che in estate ha messo una serie di limiti all'utilizzo delle intercettazioni ambientali nei processi per fatti legati al terrorismo e alla criminalità organizzata; il 10 agosto, per salvare decine di processi che rischiavano di essere affossati, il governo è intervenuto con un decreto legge, subito controfirmato da Mattarella. Ma il decreto ora deve essere convertito in legge dal Parlamento, che ha tempo fino al 10 ottobre. Una corsa, dunque. Risultato: la presentazione di numerosi emendamenti «garantisti» che puntano a integrare e a bilanciare il decreto, inserendo norme che altrimenti, visti i tempi lunghi del «pacchetto Nordio», avrebbero dovuto aspettare chissà quando.
Il gruppo più nutrito degli emendamenti è quello partorito dal gruppo di Forza Italia alla Camera, dove inizierà l'esame del decreto (relatore il forzista Pietro Pittalis). Otto emendamenti, tutti indirizzati a controbilanciare la potenza di fuoco delle intercettazioni. La maggior parte raccoglie le denunce lanciate in questi anni dai penalisti contro gli abusi: è previsto il diritto di controllare al termine delle indagini gli apparati utilizzati, l'obbligo per il giudice di indicare nei decreti di intercettazione «gli elementi specifici e concreti dai quali desume la sussistenza dei gravi indizi di reato»; per evitare la diffusione a fini di pubblico ludibrio si prevede che «in ogni caso non sono trascritti fatti e circostanze afferenti la vita privata degli interlocutori. Il contenuto delle conversazioni non rilevanti ai fini delle indagini non è trascritto neppure sommariamente e nessuna menzione ne viene riportata nei registri della polizia giudiziaria». Su questi punti la convergenza di tutta la maggioranza appare scontata, mentre qualche dubbio potrebbe arrivare sul comma che per evitare problemi di costituzionalità esclude l'applicazione del decreto ai processi già in corso.
A rafforzare le integrazioni al decreto ci sono anche gli emendamenti proposti da Enrico Costa, senatore di Azione: che vuole aggiungere anche una norma che obblighi il pubblico ministero, al termine dell'inchiesta, a rendere noto quanto è stato speso per le intercettazioni, e il divieto espresso per i trojan, ovvero i captatori inoculati con un virus nei telefoni degli indagati, di riprendere scene
private della vita domestica. Per i giornali che violeranno il divieto di pubblicazioni di notizie private penalmente irrilevanti, Costa chiede che vengano sospesi per un anno i contributi previsti dalla legge sull'editoria.
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