
«Capisco benissimo il Papa e cosa si prova in questi momenti, ovvero che il prossimo respiro potrebbe non esserci. Preghiamo per lui, che possa vivere questo momento difficile nella serenità».
A parlare al Giornale è il vescovo di Pinerolo, monsignor Derio Olivero, che nel 2020 a causa del Covid-19 fu ricoverato per una polmonite bilaterale.
Dapprima l'ossigeno, poi il casco, il presule fu poi intubato per venti giorni e infine tracheostomizzato. Sa bene, monsignor Olivero, cosa si vive in quei momenti. E sulle speculazioni che arrivano da alcuni cardinali su manovre pre-Conclave, il vescovo ordinato proprio da Papa Francesco nel 2017, dice: «Guardiamo all'essenziale, non alle stupidaggini». Dal 2021, monsignor Olivero è anche presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Cei. È stato eletto dai vescovi italiani riuniti in assemblea generale.
Eccellenza, come vive le notizie che arrivano dal Gemelli?
«In questi giorni ho pensato spesso al Papa. Quando fui ricoverato per la polmonite bilaterale, nel 2020, mi telefonò subito. Fu una incredibile testimonianza e un segno fortissimo di vicinanza. Adesso, io certamente non posso telefonare al Santo Padre, ma sento un'empatia fortissima, perché posso immaginare molto bene ciò che sta provando e la sua fatica respiratoria. Ricordo la sensazione tremenda che si prova quando non si riesce a respirare, quando manca l'aria, quando arrivano e si avvertono queste crisi respiratorie e non si sa se il prossimo respiro ci sarà. Ci sono dei momenti di crisi in cui davvero pensi possa essere l'ultimo tuo respiro».
È preoccupato, lei che ha vissuto sulla sua pelle queste crisi, dopo il bollettino di venerdì?
«Sono molto vicino al Papa, soprattutto con la preghiera. Ripeto, so cosa si prova. Mi rendo conto, leggendo i bollettini di questi giorni, che la situazione è molto grave e preoccupa, certamente. In quei momenti, anche io pensavo di essere alla fine, i medici mi confermavano i miei timori. Capisco dunque che la situazione è grave e preoccupante».
Che iniziative avete intrapreso con la diocesi?
«La diocesi tutta è in preghiera, siamo vicini al Papa. Abbiamo inviato uno schema di preghiera a tutte le parrocchie per una iniziativa sicuramente meno appariscente ma più capillare. Il Papa sa che tutti noi preghiamo».
La preghiera è un'arma potente...
«La situazione è estremamente difficile e delicata. Nonostante questo, il Papa è sempre sereno. Perché? La preghiera serve a questo. Non solo a chiedere un miracolo, che certamente è bello se arriva, ma serve per far sì che si possa vivere serenamente i momenti di difficoltà. Quando sono stato intubato, ero cosciente di essere vicino alla morte. E mi stupiva la serenità con cui vivevo quei momenti. Poi ho saputo che tantissime persone stavano pregando per me e ho capito in cosa consiste la potenza della preghiera. Non è legata al miracolo della guarigione ma nella capacità di stare nella prova e vivere la sofferenza con la serenità. In questo, la nostra preghiera al Papa è per offrirgli il sostegno, la forza e il coraggio nell'affrontare questo momento».
In questo periodo, ci sono tante speculazioni e fake news. Qualcuno pensa alla possibilità che il Papa possa dimettersi, ci sono manovre pre-Conclave. Cosa pensa?
«Penso che nei momenti difficili della vita (ma dovrebbe essere un discorso valido sempre) occorra guardare alle cose essenziali.
Bisognerebbe lasciar perdere le stupidaggini. Il Papa vive uno dei momenti più difficili e dolorosi della sua vita, noi dobbiamo essergli vicini e pregare. Pregare che possa vivere questo momento in modo sereno. Lasciamo perdere le stupidaggini».
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