"Io, vaccinata fragile. Cinque anni di lotta contro la leucemia"

La deputata dem: "Salvata dai medici e dalla Madonna. Ho cambiato tutte le mie priorità"

"Io, vaccinata fragile. Cinque anni di lotta contro la leucemia"

È un amante del tacco 12, delle borse iconiche e delle cose belle. Un'eredità di famiglia, perché la marchigiana Alessia Morani, ex sottosegretaria pd allo Sviluppo economico nel governo Conte bis, è figlia di un imprenditore del jeans. Si fatica a vederla come un soggetto fragile, eppure ha ricevuto il vaccino venerdì 23 aprile a causa di una leucemia che le ha devastato cinque anni da giovane adulta. Poiché ha sofferto di trombosi venosa profonda e broncopolmonite («sì, sono un po' sfigata»), ha un'esperienza sul Covid ante litteram. Dice «leucemia» come fosse la cosa più naturale del mondo a Non è l'arena su La7 nel pieno di una disputa sui vaccini con Gianluigi Paragone.

Ha detto «ho la leucemia» eppure è guarita. È un vissuto che rimane dentro?

«Sono guarita ma è una malattia terribile, anche se le speranze di guarigione grazie alla medicina sono sempre più alte. So che molte persone che si ammalano di cancro non ne parlano per pudore o per paura. Io ne parlo per dare coraggio, per infondere fiducia nella medicina».

Pensa che la sua esperienza possa aiutarla a comprendere il Covid?

«La leucemia ti costringe all'isolamento: hai le difese immunitarie a zero e un banale raffreddore ti può uccidere. In questo credo di aver sperimentato la sensazione che provano i malati di Covid quando sono ricoverati».

Che effetto le ha fatto rivedere il passato tornare con la pandemia?

«Quando ti sei bruciata e rivedi il fuoco all'orizzonte ci stai malissimo».

È rimasta a lungo in ospedale da sola?

«Ho provato il senso di solitudine in una camera sterile, la prima volta per 96 giorni, poi con altri ricoveri. Tra chemioterapia, autotrapianto, una proteina post trapianto iniettata cinque volte al mese, la malattia è durata cinque anni».

Qual è stato l'aspetto più difficile da affrontare?

«È stata dura da un punto di vista familiare. Avevo un fidanzato molto dolce che non mi ha abbandonato un minuto. Per mia madre e mio padre è stato devastante. Appena ho un raffreddore chiamerebbero doctor House. Ma ora è mio padre a essere malato. Negli ospedali è un momento terribile per tutti, non solo per chi è malato di Covid».

Crede che sarebbero necessari più medici e infermieri?

«Certamente sì ma non solo. Mio padre è stato operato di tumore l'anno scorso e in ospedale non hai vicino nessuno. Tra un infermiere e una moglie, un marito, qualcuno che ti assiste, c'è una differenza. Hai bisogno di consolazione oltre che di cura. Ho visto le sale degli abbracci: straordinarie. Un abbraccio ti dà voglia di tornare a vivere. Il Covid ci ha messi tutti di fronte alla fragilità».

La leucemia l'aveva già portata ad approfondire le esigenze interiori?

«Mentre stavo male mi hanno regalato un rosario d'oro, che noi chiamiamo miracoloso, con la medaglietta della Madonna di Lourdes e della Madonna di Loreto. Sono guarita, l'ho passato a una mia amica, guarita, e ora ce l'ha mio padre. La fede e la preghiera aiutano. Ma accanto alla grazia metto l'assoluta capacità dei medici che mi hanno regalato un'altra vita con priorità nuove. Riesco ad alleggerire tutti i problemi, anche nel partito, perché relativizzo gli eventi, do loro il giusto peso».

Il dibattito sul coprifuoco alle 22 o alle 23 è difficile da capire. Va relativizzato?

«Non lo capisco neanch'io. Infatti teorizzo che dobbiamo togliere il coprifuoco appena possibile. Non mi convince discutere su un'ora in più o in meno, mi convince il rientro senza orario. Per questo dobbiamo accelerare al massimo le vaccinazioni per una stagione estiva senza paura».

Non aveva paura di fare il vaccino?

«Ho avuto nelle mie vene sostanze tossiche, non mi sono mai preoccupata dei vaccini. Anzi speravo di farlo prima possibile. Mi ha chiamata l'Asl e ho fatto Pfizer perché l'ha scelto l'ospedale di Muraglia a Pesaro. Adesso aspetto il 14 maggio per il richiamo».

Come si sente adesso in Parlamento?

«Alla Camera vado più tranquilla, ma con le stesse precauzioni di prima: mascherina chirurgica, Ffp2, scarnificare le mani con tutti i tipi di detergenti. Sto lontana dalle persone. Vorrei evitare anche una semplice influenza».

Che impressione le ha fatto scontrarsi con un senatore,

Gianluigi Paragone, determinato contro i vaccini?

«Davanti a morti, perdite economiche, disoccupati, come si permette di dire dall'alto dei suoi 12mila euro al mese da senatore della Repubblica che non si vaccina?».

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