Chi in queste ore dà per chiusa e decisa la partita sulle nomine europee dopo il Consiglio Ue commette un grande errore. Come noto il sistema europeo funziona che, dopo l'indicazione dei capi di Stato e di governo, le nomine del presidente della Commissione, del Consiglio Ue e dell'Alto rappresentante per la politica estera devono essere votati a scrutinio segreto dal Parlamento europeo dove i numeri per formare una maggioranza Ursula 2.0 (Popolari, socialisti e liberal di Renew) sono risicati.
Calcolando un 10/15% di franchi tiratori, il rischio per Ursula Von der Leyen (e con lei Kallas e Costa) di essere bocciata nel voto in Europarlamento è concreto e ciò significherebbe dover ricominciare le trattative da zero. Le due ipotesi possibili sono perciò un allargamento verso destra attraverso un accordo con i conservatori dell'Ecr oppure aprire a sinistra includendo i verdi nella maggioranza. Quest'ultima è un'ipotesi rigettata da una parte del Ppe a cominciare da Forza Italia. Ieri Antonio Tajani (a destra) ha chiarito la posizione del partito: «Forza Italia voterà Metsola Presidente del Parlamento e Von der Leyen della Commissione Ue in sintonia con il Partito Popolare Europeo. Molto perplessi sulla durata della presidenza del Consiglio Ue. Alla Kallas chiediamo impegno chiaro su Sud e Medio Oriente. Sì all'apertura ai conservatori. No ai verdi». Tajani ha poi rivendicato la richiesta italiana spiegando che le trattative «le fa il presidente del Consiglio per conto dell'Italia, non per conto delle forze politiche che sostengono il governo. Nessuno pensa che al nostro paese non spetti un portafoglio di grande importanza e una vicepresidenza della Commissione europea».
Molto più duro Matteo Salvini, che ha parlato «dell'ennesimo gesto di arroganza e mancanza di rispetto per i cittadini che hanno chiesto il cambiamento da parte di Bruxelles, mentre i burocrati europei hanno riconfermato Ursula von der Leyen in una squadra con la sinistra e i socialisti che hanno fatto tanti danni in questi cinque anni» aggiungendo: «è un colpo di Stato europeo, come Lega stiamo lavorando per un grande gruppo alternativo». Parole che non piacciono a Tajani: «Non è il mio linguaggio». Le frasi di Salvini testimoniano il fermento nella destra europea dove continua a tenere banco la trattativa per la formazione dei gruppi.
Per il co-presidente del gruppo dei Conservatori al parlamento Ue Nicola Procaccini invece «dall'Italia è arrivato un segnale chiaro, l'Europa non può ignorare il voto dei cittadini» mentre, secondo fonti italiane dell'Ecr, i polacchi del Pis «stanno trattando delle posizioni in Ecr. Ci rivedremo prossima settimana in Sicilia (agli Study Days di Ecr) e vedremo come finisce».
Intanto è al lavoro il premier ungherese Viktor Orbàn per creare un nuovo gruppo di destra che, oltre alla delegazione di Fidesz (dieci seggi), sarebbe costituito dai cechi di Ano dell'ex premier Andrej Babis (sette seggi), dagli slovacchi di Smer (cinque seggi) del premier slovacco Robert Fico e da altre forze minori come Reconquete in Francia e i tre spagnoli di Salf per raggiungere i 23 eurodeputati di 7 diversi paesi necessari.
L'alternativa sarebbe invece creare un unico gruppo con Identità e Democrazia che ad oggi riunisce, tra gli altri, gli europarlamentari del Rassemblement National, della Lega e del Pvv di Geert Wilders. Completano il quadro i tedeschi di Afd che stanno cercando di mettere insieme un gruppo ultrasovranista.
Anche a sinistra fervono le trattative con il Movimento Cinque Stelle che, per evitare di finire tra i non iscritti, sta cercando di costruire un nuovo gruppo con i tedeschi di Bsw, il partito fondato da Sahra Wagenknecht animato da posizioni
anti-sistema e da un sovranismo di sinistra. La scadenza per presentare i gruppi è fissata al 4 luglio mentre il 17 luglio si terrà il voto per le nomine proposte dal Consiglio europeo, in venti giorni tutto può ancora succedere.
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