Iran, Trump a due facce «Distruzione mai vista Sì a un nuovo accordo»

Il presidente Usa si dice pronto a colpire Ma apre a una seconda intesa sul nucleare

Gian Micalessin

Messo all'angolo da chi lo accusa di non aver avuto il coraggio colpire l'Iran e - peggio che mai - d'aver reso pubblico il proprio ripensamento offrendo al nemico la sensazione di poter sfidare impunemente l'America Donald Trump deve ora difendersi e a rilanciare. Prima annuncia in un'intervista alla Nbc d'esser ancora pronto a colpire la Repubblica Islamica infliggendole «una distruzione mai vista prima» poi rilancia l'idea di una nuova intesa sul nucleare iraniano in grado di risparmiare a Teheran guerra e sanzioni economiche. «Facciamo un nuovo accordo, facciamo nuovamente grande l'Iran», afferma Trump nel corso di una dichiarazione alla stampa che suona come singolare appello ai vertici della Repubblica Islamica.

«Se rinunceranno ad avere l'arma nucleare saranno di nuovo un paese grande e prospero», ha detto ieri Donald Trump parlando con i giornalisti prima di partire per la residenza presidenziale di Camp David. Dichiarazioni singolari visto che la rinuncia all'arma nucleare era già ampiamente prevista dall'accordo firmato a suo tempo dal presidente Obama. «L'Iran non potrà mai avere l'arma atomica ha concluso Trump quando saranno d'accordo su questo diventerò il loro migliore amico». Anche nell'intervista all'Nbc Trump si è soffermato sull'ipotesi di un nuovo negoziato spiegando di esser pronto a dialogare con i vertici iraniani, ma senza offrire loro alcuna pre-condizione. «Non potete avere armi nucleari - ha detto il presidente se volete discuterne bene, altrimenti meglio che vi prepariate a sopravvivere con un economia a pezzi per un lungo periodo».

L'Iran nel frattempo non rinuncia, invece, a rilanciare la propria sfida sia attraverso le dichiarazioni dei suoi rappresentanti, sia con i fatti. Tra i fatti va registrata l'annunciata esecuzione di una presunta spia degli Stati Uniti comunicata ieri dal Tribunale militare. «Jalal Haji Zavar, un fornitore in pensione dell'organizzazione aerospaziale del Ministero della Difesa identificato come una spia della Cia è stato giustiziato», riporta il comunicato senza fornire dettagli sulla data e sul luogo dell'esecuzione. Sul fronte politico gli esponenti iraniani, forti del dietro-front di Trump, spiegano di esser pronti a colpire altri velivoli statunitensi. «Ormai possediamo una vera collezione di droni Usa e questa è la prova di come gli Stati Uniti abbiano più volte violato lo spazio aereo iraniano dimostrando di non rispettare il diritto internazionale. Se l'aggressione dovesse ripetersi - ha detto ieri il generale Amir Ali Hajizadeh, comandante delle forze aerospaziali dei Guardiani della Rivoluzione aggiungeremo altri prodotti americani a quella collezione». Il generale Abolfazl Shekarchi, portavoce delle forze armate ha invece fatto capire che un eventuale attacco americano sarà seguito da un'immediata rappresaglia contro obbiettivi in Medio Oriente. «Se il nemico, in particolare l'America e i suoi alleati nella regione, faranno l'errore d'incendiare le polveri l'intera regione andrà a fuoco».

Parole da cui si desume che i primi a subire le conseguenze di un attacco Usa saranno i militari americani dispiegati su quei territori dell'Iraq e della Siria dove i pasdaran possono contare sull'appoggio di migliaia di miliziani sciiti.

In questo crescendo di dichiarazioni bellicose non s'intravvede molto spazio per un vero negoziato. L'unico segnale è l'arrivo a Teheran del sottosegretario inglese Alex Murrison che quest'oggi incontrerà alcuni funzionari della Repubblica Islamica per discutere una possibile fine dell'escalation.

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