Ischia, una Pec con l'allerta spedita (e ignorata) martedì. Le falle del "Codice appalti"

Pareri, stazioni appaltanti, commissari, ricorsi (contro ricorsi) all'Anac (Autorità per l'Anticorruzione), Autorità di bacino: la burocrazia avrebbe la sua quota di responsabilità nel disastro di Casamicciola

Ischia, una Pec con l'allerta spedita (e ignorata) martedì. Le falle del "Codice appalti"

Pareri, stazioni appaltanti, commissari, ricorsi (contro ricorsi) all'Anac (Autorità per l'Anticorruzione), Autorità di bacino: la burocrazia avrebbe la sua quota di responsabilità nel disastro di Casamicciola. Quel pezzo del Monte Epomeo che sabato all'alba si è staccato, travolgendo case e famiglie, poteva essere messo in sicurezza con un codice appalti snello e veloce.

«Ma purtroppo - racconta al Giornale una fonte della Prefettura di Napoli assegnata alla task force dei soccorsi con l'attuale normativa, che regola gli appalti pubblici, è praticamente impossibile portare a termine un progetto di messa in sicurezza delle zone a rischio sul territorio di Ischia e Casamicciola».

I soldi ci sono. Le opere sono finanziate. Ma l'iter è lunghissimo. Stiamo parlando di interventi di messa in sicurezza pianificati dopo l'ultima alluvione nel 2009: tredici anni persi tra lacci, lacciuoli e rimpallo tra enti. Una giungla. Un inferno di competenze. Sarebbero - a quanto risulta al Giornale - almeno tre i progetti finanziati (due nel 2010 e uno nel 2018) che avrebbero evitato morti e distruzioni ma rimasti inattuati. Ma dalla ricostruzione di cui è venuto in possesso il Giornale emerge un altro passaggio decisivo: il 22 novembre, quattro giorni prima della tragedia, il sindaco della Città Metropolitana Gaetano Manfredi e il prefetto di Napoli Claudio Palomba sarebbero stati allertati con una Pec a firma dell'ingegnere Giuseppe Conte, ex sindaco di Casamicciola, dell'imminente pericolo. Pericolo che avrebbe investito anche l'ospedale dell'isola nella zona del vallone della Rita. Ma sarebbe stato praticamente impossibile intervenire per mettere in sicurezza il monte e gli alvei. L'unica cosa da fare sarebbe stata l'evacuazione.

Stiamo parlando di progetti, finanziati e mai portati a termine, che risalgono al 2010. Il primo è un'opera da 180mila euro finanziata dal commissario di governo Mario De Biase nel 2010 per la messa in sicurezza e la bonifica degli alvei di Casamicciola. Un flipper di competenze e passaggi, arrivato fino a oggi, ha bloccato l'avvio dei lavori. Una rincorsa durata dodici anni. Ecco l'infernale sequenza: dal governo la competenza è stata trasferita alla Regione. Dalla Regione al Comune di Casamicciola. Ad oggi quei 180mila euro, che avrebbero contribuito a ridurre i rischi, sono spariti senza alcun intervento. Il secondo progetto risale sempre all'anno 2010: si tratta di un progetto analogo, finanziato dal ministero dell'Ambiente: 2 milioni e 100mila euro per intervenire sul dissesto dell'isola. La competenza della realizzazione dell'opera fu trasmessa all'Autorità di bacino. E infine al Comune. Risultato? Il progetto è rimasto inattuato. Il terzo è più recente: 2018. Un milione e 100mila euro stanziati dalla Città Metropolitana nel 2018 per la sistemazione degli alvei e la messa in sicurezza del costone. Nulla è stato fatto.

Una tragedia figlia dell'irresponsabilità. Ma anche dell'inferno creato con l'attuale codice degli appalti. Un codice che risente molto dei vincoli imposti dall'allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. All'epoca la Lega spinse per alleggerire le procedure.

Ma nulla: il fronte giustizialista fu irremovibile, imponendo una stretta che poi alla lunga si è abbattuta sulla velocità di lavori importanti. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini promette di accelerare la riforma del codice degli appalti pubblici. C'è già una legge delega. Che però scade nel marzo del 2023.

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