"Istigava i terroristi a colpire". Ricercatrice fermata e rilasciata

A Palermo una studiosa libica intercettata mentre parla con foreign fighters e scrive "Allah bruci il cuore dei nemici". Ma per il giudice non merita la cella

"Istigava i terroristi a colpire". Ricercatrice fermata e rilasciata

È stata fermata domenica dalla sezione antiterrorismo della Digos di Palermo con l'accusa di istigazione a commettere reati di terrorismo aggravata dalla transnazionalità. Ma il gip la libera. Così la 45enne libica Khadgia Shabbi, ricercatrice in Scienze economiche, aziendali e statistiche nell'Ateneo di Palermo, sulla quale la procura palermitana ha realizzato un corposo fascicolo, che ne attesta i contatti con foreign fighters, la propaganda per Al Qaeda sul web e rapporti familiari con esponenti di un'organizzazione terroristica coinvolta nell'attentato all'ambasciata americana in Libia nel 2012, se n'è tornata nella sua casa del centro storico del capoluogo siciliano con il solo obbligo di dimora con divieto di uscire nelle ore serali. Shabbi, che riceve ogni mese un assegno di 2mila euro dall'ambasciata libica per il dottorato di ricerca, potrà persino continuare a utilizzare internet senza restrizioni. E ciò, malgrado lo stesso gip Fernando Sestito concordi che tutto matura «attraverso Fb, strumenti informatici e telematici». Ma per lui, che ha pure riconosciuto la sussistenza dei gravi indizi a carico dell'indagata, non sussiste il pericolo di fuga né di inquinamento probatorio. Certo c'è la possibilità che la donna reiteri il reato, ma per il magistrato è sufficiente la misura disposta. Non lo credono la Digos che ha condotto l'indagine e il procuratore Francesco Lo Voi, l'aggiunto Leonardo Agueci e il pm Gery Ferrara, che, ritenendo la misura «inadeguata», si preparano a impugnare il provvedimento.

Quanto raccolto dagli investigatori sul conto della 45enne sembra allarmante. La donna, che avrebbe mandato diverse somme all'estero, era in contatto con foreign fighters rientrati in Europa dopo aver combattuto in Libia e Medio oriente. In particolare con un simpatizzante jihadista in Belgio e uno in Inghilterra. Secondo l'accusa, ha anche cercato di programmare il viaggio in Italia di un cugino combattente, poco prima che questi cadesse come martire militando tra le fila dell'Isis. Una morte che ha scosso Shabbi, che si è lanciata in commenti sanguinari su Fb, chiedendo vendetta. «Dio bruci il suo cuore, come lui ha bruciato il mio cuore» scrive il 19 maggio scorso . E, ancora «per favore vendicate la morte della persona più vicina al mio cuore». E la risposta non si fa attendere, ed è un giuramento di vendetta. Sullo stesso social network Shabbi ha creato pagine per divulgare la causa jihadista attraverso la diffusione delle attività di gruppi fondamentalisti islamici, di foto e video e i suoi stessi commenti estremistici. Sono tanti i contatti che ha mantenuto con gruppi fondamentalisti. Tra questi le organizzazioni terroristiche «Ansar Al Sharia Libya» e «Libia Shield One». Si sospetta che della prima Shabbi sia un «soggetto a disposizione». Nell'ambito dell'antiterrorismo la Digos etnea ha arrestato 4 somali a Gravina (Catania), due dei quali non in regola col permesso di soggiorno. Facevano parte di una rete che si occupava dell'ingresso clandestino di immigrati in Italia con supporti logistici in attesa di farli giungere nel Nord Europa. Le accuse vanno dalla detenzione di documenti falsi validi per l'espatrio all'immigrazione clandestina.

In due appartamenti i poliziotti hanno trovato 20 somali, tra cui un minore. Due sono stati denunciati e 15 trattenuti a disposizione dell'Ufficio immigrazione. Sono stati sequestrati passaporti contraffatti e denaro di cui nessuno ha saputo giustificare la provenienza.

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