L'Unione Europea ha dato il via libera alla terza rata del Pnrr italiano, pari a 18,5 miliardi di euro. Una decisione attesa da tempo. Il 28 luglio la Commissione europea aveva dato il primo disco verde. Il dossier era passato poi al vaglio del Comitato economico e finanziario, che ha avuto a disposizione quattro settimane per mettere il bollo definitivo di idoneità. Dopo quest'ultimo via libera e servirà ora solo un ulteriore passaggio burocratico in Commissione europea, per il quale servirà in genere al massimo una settimana (si parla procedura di «comitatologia»). A quel punto potrà quindi venir staccato l'assegno dalla Bce. Il Recovery italiano, intanto, deve ancora ricevere il via libera del Consiglio alla modifica della quarta rata, dopo l'ok preliminare della Commissione. Mentre resta ancora all'esame dell'esecutivo comunitario la richiesta di modifica del Piano italiano con l'aggiunta del capitolo Repower. Ora la Commissione Ue potrà fare il bonifico in attesa che si sblocchi anche la quarta rata (16,5 miliardi) che doveva arrivare a giugno. Il finanziamento europeo arriva in un momento non semplice per l'economia italiana che sembra aver perso lo slancio dei mesi scorsi. «Prendiamo atto con soddisfazione del parere positivo espresso dal Comitato economico e finanziario sull'erogazione della terza rata. Un altro passo avanti importante». Così il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha commentato il parere favorevole all'erogazione della terza rata. «Il governo si è insediato ereditando un Pnrr scritto male da un esecutivo, quello di Conte, privo di visione e indirizzo politico. Per questo, negli ultimi 12 mesi, abbiamo lavorato duramente per rispettare ogni singola scadenza e dare all'Italia le risorse previste. Chi faceva il tifo per il fallimento dell'operazione conclusasi oggi, non solo è stato deluso, ma ha dimostrato un profondo spirito anti-italiano. Va dato merito al ministro Fitto per essere riuscito a portare a termine un grande lavoro di sintesi che ha smentito tutta la sinistra, la stessa che pensa che - pur di rilanciarsi - vorrebbe vedere la nostra Nazione cadere in rovina», ha chiosato il vicecapogruppo di Fdi alla Camera, Elisabetta Gardini.
Il prossimo step è il dossier Ita. Lea corsa contro il tempo è pressante soprattutto per il governo guidato da Giorgia Meloni, determinato a tenere fede all'impegno di chiudere la saga con il placet dell'Ue sull'accordo di vendita a Lufthansa entro la fine dell'anno. All'indomani del botta e risposta tra Roma e Bruxelles, la dialettica politica sull'operazione non si arresta. E all'esortazione del vicepremier Matteo Salvini a «fare presto» hanno fatto seguito le rassicurazioni del commissario Ue per l'Economia, Paolo Gentiloni, che dopo giorni suo malgrado sotto i riflettori ha cercato di gettare acqua sul fuoco predicando «fiducia» sull'esito dei negoziati.
Il neoresponsabile, Didier Reynders (subentrato a Margrethe Vestager) punta su tre questioni: le molteplici rotte sulle quali Ita e Lufthansa operano già in «situazioni di monopolio o duopolio», la «discontinuità economica» rispetto alla vecchia Alitalia e i prezzi dei biglietti aerei.
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